Avevo visto e letto dell'esperienza di Ciro nel 2012 e, non so perché, questa gara mi aveva subito affascinato. Certo l'impegno, sulla carta, era gravoso:212 km no stop di corsa intorno al lago Balaton. Così ho cominciato ad informarmi sul sito,a guardare dei video delle edizioni precedenti,a controllare l'altimetria ed altre cose che di solito non faccio. Complice lo spostamento della data dalla fine agli inizi di giugno, il gioco è stato semplice:era un perfetto addio al celibato in vista del mio matrimonio il 23 giugno!
Le iscrizioni aprivano l'1 gennaio alle 2.00 di notte e per non perdere tempo, sono stato tra i primi ad iscrivermi. Non prima però di aver messo insieme un team di accompagnatori fidati:a correre con me il solito Lillo che non sa mai dirmi di no e ad accompagnarci con l'auto d'appoggio Andrea alla sua prima esperienza in una gara del genere. Pochi giorni prima del via si è aggiunto a noi anche il grande Guru,capitano di mille battaglie,Carmelo.
Da gennaio alla partenza ho cercato di mettere nelle gambe quanti più km possibili,allenando sia le gambe-ovvio-ma anche e soprattutto la testa. Per questo motivo oltre alle solite maratone che faccio ogni anno ho voluto aggiungere la 100 km di Seregno ed un allenamento di 42 km al parco di Trenno a Milano in “beata” solitudine. In poche parole,nei sei mesi che hanno preceduto l'esperienza ungherese ho corso la maratona di Crevalcore,la 100 km del Sahara,la maratona di Roma,la maratona di Milano,la 100 km di Seregno,la maratona di Vercelli,l'allenamento al parco ed infine il Passatore.
Si,il Passatore!Ero già iscritto e nonostante fosse solo a sei giorni dalla UltraBalaton,ho voluto correrlo lo stesso nonostante le numerosissime persone che mi dicevano che stavo facendo una pazzia e che avrei compromesso la gara in Ungheria. Ma ormai la mia testa dura era già partita verso la Grande Sfida,messa lì quasi per caso: Passatore-UltraBalaton-Matrimonio....per un mese storico che non dimenticherò più!
Il 25 maggio sono partito da Firenze per una delle edizioni del Passatore più toste di sempre:pioggia,vento e freddo per 100 km....per non farmi mancare proprio niente!
Ho corso la prima parte di gara con Mauro Fiorini,esordiente sulla distanza e la seconda bellissima parte nella notte con il Maestro Mauro Firmani con il quale,oltre ad una piacevolissima chiacchierata di ore,ho iniziato a pensare ad un “piano” sul come poter affrontare i 200 e rotti km della settimana successiva. Abbiamo tagliato il traguardo di Faenza in scioltezza in 12 ore e 22 minuti e mi sono lasciato andare alle solite flessioni post arrivo.
I giorni tra una gara e l'altra sono volati via velocissimi e siamo arrivati subito a venerdì. Ritrovo da me alle 6.15 e partenza per l'aeroporto di Bergamo. Dopo meno di un'ora e mezza eravamo già a Budapest dove,presa l'auto a noleggio che mi seguirà in gara, ci siamo diretti al lago Balaton distante circa un centinaio di km.
Siamo arrivati al Club Aliga,sede di arrivo,partenza,ritiro pettorali e organizzazione nel quale avevamo prenotato una quadrupla. Avevo letto che questo villaggio sul Balaton aveva aperto apposta per la gara e di questo ce ne siamo accorti subito:la stanza era fredda,puzzava di chiuso,c'erano ragnatele ovunque (e ragni) ed il tutto inserito in una struttura che definire fatiscente poteva rivelarsi un complimento. Poco male,ho pensato:la prima notte passi,la seconda starò correndo e la terza sarò in coma!
Nel pomeriggio ritiro pettorali e attesa dell'arrivo degli altri italiani:Andrea (che chiameremo ABS),il Brad Pitt delle Ultra che correrà la gara accompagnato da Ciro e da Kicci.. A seguire cena a Balatonvilagos e poi a nanna prestissimo vista la sveglia del giorno seguente.
Sabato 1 giugno la suoneria del telefono ci informa che sono le 4.45 e che abbiamo 15 minuti per essere pronti per la colazione. Soprattutto ci dice che tra poco più di un'ora,alle 6 precise,inizia l'avventura.
Colazione,preparazione accessori e vestizione. Siamo pronti. Io e Lillo raggiungiamo ABS nella griglia di partenza sotto l'arco Nike con la scritta UltraBalaton. Se vi ritorneremo nel senso opposto,vorrà dire che avremo corso per 212 km.
Minuto di silenzio. Colpo di tromba. Partiti.
Inizia un'avventura che mai,fino a qualche tempo fa,avrei pensato di poter anche solo immaginare...ma ormai siamo lì e non possiamo fare altro che correre.
Si esce subito dal villaggio e si corre su una pista ciclabile che sarà nostra compagna per tantissimi km durante la gara. I ristori sono posizionati a distanze variabili uno dall'altro e solo in alcuni ci può arrivare la macchina d'appoggio. Gara non organizzata benissimo,oltre ai 145 atleti individuali infatti,ci sono centinaia di staffette e pure una gara ciclistica. La pista ciclabile non è larghissima quindi all'inizio ci sono problemi di intasamento. Proprio per evitare una bici,dopo pochi minuti di gara,mi allargo sulla destra e mi pungo con un rovo sporgente sul percorso iniziando a perdere sangue....cominciamo bene. Al km 5,a gara appena iniziata,sento un leggero dolore al polpaccio sinistro:contrattura!
Non ci posso credere!Mai avuto un problema del genere negli ultimi due anni! Proprio nella gara più importante e proprio all'inizio...penso che sia un “regalo” della 100 km della settimana precedente...eppure stavo bene. Cerco di non pensarci,mi stiro un po' e continuo a correre. Magari più avanti chiederò un massaggio al Guru,uno di quelli che mi salvò nel 2011 al mio primo Passatore,alla mia prima soffertissima 100 km.
L'aria è fresca ma non fredda,il cielo è nuvoloso ma per ora non piove. Ogni tanto esce anche qualche barlume di sole. Corro bene con Lillo,ormai siamo collaudati:lui a sinistra e io a destra,da sempre corriamo così. Passano i km,passano i ristori ai quali ci fermiamo sempre per bere. Ogni volta c'è il controllo del chip che abbiamo attaccato ad un braccialetto sul polso.
Mi faccio fare anche un massaggio veloce dal Guru ma non sortisce l'effetto desiderato,il polpaccio continua a darmi seri problemi. E io continuo a cercare di non pensarci.
Per la prima parte di gara costeggiamo il lago,dopo una trentina di km lo lasciamo per staccarci dal litorale e correre su stradine che attraversano paesi che sembrano disabitati. Sono le 9 del mattino di sabato e davvero non c'è anima viva in giro. Poco più avanti inizia a piovere.
Per fortuna una pioggerella leggera che non è molto fastidiosa,la temperatura rimane accettabile (io soffro tantissimo il freddo) e continuiamo nella nostra marcia km dopo km. Intorno al 40esimo km,nei pressi della città di Tihany dalla quale partiva e arrivava la gara l'anno scorso,rivediamo il lago e passiamo il primo ristoro fornito anche di pasta. Per ora né io,né Lillo abbiamo fame quindi tiriamo dritto dopo aver solo bevuto acqua. Si comincia a salire,lo si farà per oltre 60 km. Saliscendi continui con erte anche al 10% che di sicuro non giovano ai nostri muscoli ormai provati da 50 e rotti km di corsa. Vediamo sempre il Kicci,l'accompagnatore di ABS. I ragazzi del nostro team invece si perdono e li ritroviamo solo dopo 30 km,in prossimità del 70esimo. Nei saliscendi il polpaccio sembra farmi meno male,purtroppo è solo un'impressione. Veniamo superati di lì a poco da ABS e Ciro che fino a quel momento avevano tenuto un'andatura inferiore alla nostra. Li salutiamo ma in realtà capisco che vogliono stare tra di loro,quindi rallento e mi stacco.
Iniziamo a mangiare pane e formaggio,pomodori e biscotti bevendo sempre acqua alternata ogni tanto con la Coca Cola. Riprendiamo anche contatto con il Guru e con Andrea che da quel momento e per molti km a seguire vedremo spesso,praticamente ad ogni ristoro. La situazione generale sembra ancora buona:Lillo lamenta delle vesciche subito curate mentre io,polpaccio a parte,sto decisamente bene. Siamo al 75esimo km però...e manca una vita. Meglio non pensarci.
Nelle ultramaratone o comunque nelle gare lunghe in genere,tendo a scomporre la distanza in tanti piccoli traguardi da raggiungere. Così sembra essere più digeribile la distanza,per esempio lì al 75esimo il traguardo era di arrivare presto a 100 km in modo da fare cifra tonda. Se pensi a tutta la distanza insieme,è finita!
Il percorso,dopo un qualche km vicino al lago,torna ad allontanarsi da esso e salire verso l'entroterra. Ma non è questo che mi preoccupa. La pioggerella è terminata ormai da qualche tempo,i nostri indumenti si sono già asciugati ma i nuvoloni nerissimi all'orizzonte non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti,come ormai succede in quasi ogni mia gara (non ultimo il Passatore di sei giorni prima),inizia a piovere fortissimo. Di lì a poco la pioggia diventa un vero e proprio nubifragio con addirittura piccoli chicchi di grandine. La strada è allagata,scendono dei piccoli torrenti di acqua e naturalmente,nonostante tutte le attenzioni,le scarpe e i piedi si inzuppano subito. Spero solo che la vasellina messa copiosamente sulle estremità sia sufficiente ad evitare fastidiose vesciche.
Siamo fradici,completamente inzuppati di acqua. Al primo ristoro utile troviamo il Guru sotto un tendone con Andrea pronto in macchina lì vicino. Mettiamo un kway sopra i vestiti bagnati,è inutile cambiarsi,e proseguiamo il nostro cammino. Spero solo che finisca tutto presto,la strada in salita e la pioggia torrenziale non sono belle compagne di corsa.
Vediamo i primi ritirati,non siamo neanche a metà gara.
Io e Lillo stiamo abbastanza bene;a volte io aspetto lui,a volte lui aspetta me. La nostra marcia continua. Piano,piano ma continua.
Finisce di piovere,le ore passano e la strada è un continuo saliscendi. Ci stiamo riavvicinando al lago,il cielo sembra aprirsi e appena più avanti,intorno al 90esimo km,riusciamo finalmente a cambiarci. Indumenti puliti e asciutti sono un godimento assoluto dopo ore di pioggia,la temperatura oltretutto è gradevole. Il nostro passo è buono nonostante i km già accumulati,il mio polpaccio sembra tenere bene ed i 100 km della settimana prima sembrano essere smaltiti. Il ristoro successivo,quello del 94esimo km,è uno di quelli più grandi dove ci si può sedere e mangiare di tutto. Io e Lillo,assistiti magnificamente dai ragazzi del team,ci fermiamo a mangiare pasta al pomodoro con il formaggio e le olive. Il gusto lascia decisamente a desiderare ma la fame è tanta e butto giù di tutto. Ormai sono quasi 12 ore che stiamo correndo,tra poco passeremo il traguardo del km 100. Una volta sembrava una cosa impossibile per me spingersi fino a qui,ora non siamo neanche a metà del viaggio. La strada è lunga,Balatonaliga è ancora lontanissima.
Ripartiamo dopo una decina di minuti di pausa,mi faccio stirare un po' i gemelli del polpaccio sinistro che sono dolenti. So che non mi abbandoneranno,cerco di curarli il più possibile.
Ci sono ancora salite,sulle quali andiamo al passo. Andrea e il Guru non ci fanno mai mancare il loro supporto,è dura anche per loro. Noi cerchiamo invece di chiacchierare e di pensare positivo,correre in coppia è fondamentale in queste gare lunghe. Sento dire da molti che preferiscono correre da soli per avere modo di pensare,io non sono d'accordo. In gruppo passa tutto di più. Tra una chiacchiera e l'altra passiamo il cartello del km 100,secondo me posizionato in maniera scorretta (troverò lungo il percorso parecchi check point con chilometraggi sballati),in 12 ore e 50 minuti. Sono le 19,da lontano si rivede il lago. Il cielo è sereno,la temperatura mite e la strada finalmente spiana. Ma sta arrivando la notte e questo un po' mi preoccupa.
Incrociamo Ester,l'organizzatrice della gara,che sta correndo una frazione della staffetta. Ci siamo sentiti spesso via mail ed è lei a riconoscermi e a salutarmi. Ha guardato il pettorale sul quale,in sottofondo,c'è la bandiera italiana. Siamo pochi italiani iscritti,alcuni probabilmente non sono neanche venuti in terra ungherese. Di sicuro in gara ci siamo io,Lillo e ABS.
Arriviamo al ristoro del km 105,la stanchezza comincia a farsi sentire. Non ho mai corso più di 100 km prima di allora. Le gambe cominciamo ad essere pesanti ed il polpaccio non mi dà tregua. Ripartire è sempre doloroso,ma dobbiamo farlo se vogliamo chiudere la gara in tempo. Ci allontaniamo dalla strada per riprendere la pista ciclabile che costeggia il lago,la macchina d'appoggio non ci può seguire,la rivedremo più avanti verso il km 115. Con Lillo facciamo due conti,siamo a metà gara esatta. Abbiamo circa 18 ore per correre l'altra metà,quella più dura. La nostra corsa è sempre più stanca,le luci del giorno stanno pian piano calando cedendo il passo all'oscurità della notte.
Al km 110 avviene la svolta negativa della mia gara:succede quello che non avrei mai voluto succedesse. Ripartendo da un ristoro,dopo pochi metri di corsa,Lillo si ferma di colpo e si tocca la gamba sinistra. Dice che ha male ed è bloccato,cammina. Mi fermo,lo aspetto,proviamo a ripartire. Sembra riprendersi e corricchia. Io ho freddo,tengo il mio passo e da lontano vedo che comunque corre ed è appena dietro. Il ristoro successivo,posto al km 115, non dista molto. Là sicuramente ci saranno i ragazzi del team,potrò cambiarmi mettendo qualcosa di caldo e aspetterò Lillo.
Corro al mio passo,mi sembra di stare bene. Sono contento perchè tra poco avrò modo di riordinare le idee,di sistemarmi per il freddo della notte.
Invece,al ristoro,non c'è nessuno. Una botta tremenda per il mio morale. Cerco invano la macchina d'appoggio,sto morendo di freddo e Lillo non arriva. Sta diventando buio,lo aspetto per 5-6 minuti ma nulla. Penso che si sia fermato ancora. Bevo,mangio,aspetto ancora qualche minuto e poi sono costretto a ripartire. Corro sulla pista ciclabile,la luce ormai è fioca ed io non ho neanche la lampada frontale con me. Dove saranno i ragazzi? Pensieri negativi affollano la mia mente,cerco di correre il più possibile e non pensarci. Se non li trovo neanche al prossimo ristoro sono davvero cavoli amarissimi. Non ho con me nemmeno il telefono.
Lascio la pista ciclabile e il percorso rientra in un paese con la gente in giro per le strade perché è sabato sera. Punto dritto al ristoro del km 120,spero di trovare qualcuno là. Mi sento perso,comincio a chiedermi (come sempre) chi me l'ha fatto fare ma stavolta è diverso,stavolta è davvero dura. Corro per le strade del paese,come un'anima in pena. Poi,d'un tratto,mi sembra di sentire una voce che dice:”Simo!”...penso di avere le allucinazioni,guardo avanti e non c'è nessuno. Passa qualche secondo e risento la voce,questa volta più nitida e chiara. La riconosco,è la voce di Andrea ma non lo vedo. Ad un certo punto,dietro una fila di macchine parcheggiate,escono fuori proprio Andrea e il Guru!Ci metto un po' a capire che sono proprio loro!Mi viene quasi da piangere,non sono mai stato così felice di vederli. Dico subito che Lillo è dietro e ha male alla gamba,Andrea decide di andargli incontro mentre io vado con il Guru verso la macchina. Bevo,prendo della vitamina C,mi cambio,prendo la lampada frontale e soprattutto mi porto dietro il telefono. Le indicazioni non erano chiare e il nostro team si era dovuto arrangiare per ritrovarci. Non so se ripartire subito o aspettare ma in quel momento arriva la telefonata di Andrea al Guru che comunica che Lillo si è ritirato definitivamente. Troppo forte il male alla gamba.
Questa notizia mi spezza.
Sono al km 120,ne mancano 92 al traguardo. La notte è appena iniziata e sarà lunghissima. E,cosa più brutta,sono rimasto da solo.
Cerco di prendere forza e mi incammino verso il ristoro del km 120. Accendo il telefono e trovo i messaggi più belli che potessi leggere. C'è quello di Rada che da Milano mi sta seguendo via internet con i nostri amici,c'è anche il messaggio di Luca che corre da poco ma farà strada. Rispondo a Rada,dicendo che sto pensando molto a lei. D'altronde è pur sempre il mio addio al celibato,un po' particolare,ma è così. Lei mi risponde subito ed io ritrovo un po' di forza. Mentre mi fermo a mangiare pasta al ragù e bere una Coca ed un caffè,cerco di fare due calcoli per vedere come sono messo.
Da solo,naturalmente,è tutto più difficile.
Riparto sperando di poter dividere un pezzo di strada con qualcuno,scambio due parole in inglese ogni tanto con qualche atleta ma nulla di più. Lasciato il ristoro si entra nel bosco,di notte. Buio pesto,non si vede nulla. Neanche la luce frontale riesce a darmi una mano,inoltre c'è tanta umidità e tanta foschia. La luce che ho in testa fa lo stesso effetto degli abbaglianti dell'auto quando c'è la nebbia:illuminano il nulla. Mi passa un atleta a velocità doppia,seguito da una bicicletta poi più nessuno. Sono da solo,di notte,al buio,in mezzo ad un bosco ungherese. Mi chiedo ancora chi me lo faccia fare e non so,come sempre,darmi una risposta. I ragazzi del team saranno sulla strada principale,d'altronde su queste piste ciclabili nel nulla,l'auto non può passare. Ho freddo,l'umidità mi entra nelle ossa. Cerco di pensare positivo,il primo pensiero naturalmente va a casa dove Rada e gli amici mi stanno seguendo. Corro forte per uscire dal bosco,è una situazione irreale. Nessuno davanti,né dietro di me. Solo l'oscurità. Corro forte,si. Anche troppo forte per il male che ho al polpaccio. Sono al km 130 circa,spero che il mio fisico regga.
Finalmente esco dalla parte più brutta del percorso e ritrovo Andrea e il Guru ai quali si è aggiunto Lillo. Lo vedo per la prima volta dal suo ritiro,è seduto nel sedile posteriore della macchina. Mi dice che la gamba si è bloccata e gli fa male,mi incita ad andare avanti. Penso che devo arrivare a Balatonaliga anche per lui,l'avevo convinto a Natale a partecipare a questa follia e lui come al solito aveva deciso di accompagnarmi. Gli prometto che è l'ultima volta,ma mi faccio anche promettere da lui di non dirmi sempre di si!
Rientro nella civiltà di un paesino,con dei locali notturni tutti illuminati e la gente dentro che si diverte. Con me ora c'è Guru Carmelo che è sceso dall'auto e mi accompagna per qualche km al passo. Mi incita e mi dice che se mantengo la media arrivo tranquillo alla fine. Io non sono proprio tranquillo ma mi fido. Ci fermiamo a mangiare una zuppa calda al ristoro e bevo due bicchieri d'acqua,seduto ad un tavolo. Ogni ripartenza è terribile,le gambe sono pesantissime.
Il Guru si dà il cambio con Andrea che a sua volta scende dalla macchina e corre per un po' al mio fianco. Mi racconta di sua figlia e questo pensiero del focolare domestico mi scalda la mente in questa fredda ed infinita notte ungherese. Stiamo insieme per una decina di km,speravo di più ma in gara ci sono io e accetto a malincuore di proseguire da solo. Corro e cammino veloce,dipende dalla pendenza della strada. Così facendo,giungo al ristoro. Il chilometraggio segna 147,7 km. Quasi 150 km di corsa. Più di tre maratone consecutive,devo arrivare a cinque per essere alla fine. Non ci voglio e non ci devo pensare.
Al ristoro resto pochissimo,giusto il tempo di cambiarmi ancora una volta. Fa freddissimo e mi copro quanto più mi sia possibile. Cerco qualche atleta con cui dividere un pezzo di strada,vedo un ucraino e gli chiedo se posso stare un po' con lui. Mi risponde seccato di no,non mi era mai capitato nel mondo dell'ultramaratona di vedere così poca solidarietà. Va bene,vorrà dire che farò da solo. Ricomincio a correre e dopo un km circa,finalmente una svolta positiva alla mia gara:mi volto e vedo che mi sta raggiungendo un'atleta ungherese seguito da una bicicletta. Il suo è un viso simpatico e mi sembra tranquillo,nonostante tutta la situazione. Chiedo anche a lui di correre insieme e questa volta ricevo un sorriso ed un sì.
L'atleta si chiama Lajos,è un medico ungherese di 40 anni ed è un ex triatleta,finisher di Ironman. La persona che lo segue in bici è la sua fidanzata. Iniziamo a chiacchierare in inglese,parliamo delle nostre vite così lontane e diverse. Potere dell'ultramaratona,sembra che ci conosciamo da una vita. Decidiamo di correre per venti minuti e andare al passo per altri dieci e così la strada passa veloce. Ricevo un messaggio di Rada che a Milano non riesce a dormire,mi sta pensando ed io sono felice di poterle dire che mancano “solo” 55 km all'arrivo. Ce la posso fare,anche se fisicamente sto calando tantissimo. Ho freddo,ho sonno e ho le gambe di legno. Il polpaccio invece,non lo sento proprio più.
Con Lajos si corre bene,ci fermiamo lo stretto necessario ai ristori e ripartiamo subito. Cerchiamo di guadagnare quanto più margine possibile per chiudere in tempo la gara. Ed è bellissimo quando,alle 3.52 precise,vediamo le prime luci dell'alba. Ora ho davvero sonno,ma imperterrito continuo nella mia marcia di avvicinamento a Balatonaliga. In quei momenti si pensa di tutto:con Lajos ci immaginiamo un letto,una doccia calda,un bagno. Personalmente penso anche a quanto tempo passerà prima di iscrivermi ancora ad una gara,sono arrivato alla UltraBalaton consapevole che dopo di essa mi prenderò un lungo momento di pausa e non solo per il matrimonio. Questo pensiero mi fa stare bene.
Le luci del giorno ormai si stanno alzando e con esse,spero,anche la temperatura. Mi capita per tre volte una cosa stranissima:mi addormento mentre corro!Per ben tre volte!Le palpebre pian piano si chiudono e la mia corsa vira verso destra. Quando sento sotto le suole che l'asfalto lascia spazio all'erba,mi sveglio di colpo e ritorno in me riprendendo subito la mia andatura stanca. Nonostante tutto i km passano ed arriviamo ad un grande ristoro dove ci fermiamo,mangiamo un risotto caldo e una Coca. Mi faccio dare dalle gentilissime volontarie della gara anche una bella tazza di caffè bollente. Si gela ancora e tremo dal freddo ma non perdo tempo. Chiedo al Guru di tirarmi ancora il polpaccio,mi fa un male cane. Credo che la contrattura iniziale sia diventata qualcosa di più.
Si riparte,ormai siamo in ballo e l'accoppiata Simone-Lajos sembra funzionare. Chiedo all'ungherese di aumentare un po' il passo nei venti minuti di corsa in modo da essere sicuro di farcela. Lui annuisce ma pagherà più tardi questo ulteriore sforzo fisico. Manca ancora una maratona all'arrivo,l'ultima di cinque consecutive. Solo 42 fottuti km,ce la possiamo fare.
Al km 169,girando a destra sul lungolago,vedo la macchina del Kicci ferma con lo stesso e Ciro fuori. Chiedo cosa succede e mi indicano ABS dentro la vettura,sembra che si stia cambiando. Mi dicono che ha un momento di flessione,so che non vuole essere disturbato così saluto gli amici e continuo a correre. Mi viene in mente la notte di Asolo del luglio scorso quando un quasi sconosciuto (fino ad allora) diventa per me un eroe,aiutandomi ad arrivare alla fine della gara. Vorrei fermarmi,ma ABS era stato chiaro alla partenza e quindi rispetto la sua decisione. Inoltre non potrei essere di aiuto più di tanto viste le mie condizioni.
Il sole è alto nel cielo,la temperatura dopo la notte gelida e umida finalmente è mite e posso cambiarmi mettendo una maglia asciutta a maniche corte. Sembra passato anche il sonno,ormai sono quasi 27 ore che sono sveglio ma l'adrenalina mi tiene in piedi. Non ho neanche fame,ai ristori bevo solo acqua. Lajos ogni tanto sembra perdere colpi,l'allungo di qualche km prima deve aver lasciato il segno. Stiamo correndo su una strada vera e propria,niente ciclabile per fortuna,così la macchina d'appoggio può seguirmi da vicino. Dopo un lungo ed infinito rettilineo scaldato dal sole della domenica mattina,vediamo in lontananza un arco gonfiabile con l'orario. Sono quasi le otto del mattino. Soprattutto vediamo un cartello e su quel cartello c'è scritto un numero inequivocabile: km 180. Meno 32 km all'arrivo,ancora tantissimo nelle condizioni in cui mi trovo. Ma ieri erano 212,ora solo 32 e questo è quello che conta.
Ai ristori i volontari mi chiedono se voglio mangiare o bere e mi propongono di tutto. Sono davvero molto gentili,anzi mi sento di dire che sono la nota più lieta di questa gara. Io mangio qualcosina e soprattutto bevo,bevo tanto.
Ripartiamo ma Lajos accusa il colpo. Cerco di aspettarlo ma devo anche fare dei calcoli. Di questo passo non arriviamo entro le 32 ore. Lo aspetto ancora per un ristoro ma quando ripartiamo devo,a malincuore e con il groppo in gola,salutarlo. Gli auguro buona fortuna,ci abbracciamo e vado. In pochi minuti non lo vedo già più dietro di me. Corro per un bel pezzo di strada,mi chiedo da dove stia tirando fuori quell'energia che sinceramente non pensavo di possedere. Passano lentamente i km ed i ristori,la gamba mi fa malissimo. Le chiedo un ultimo leggendario sforzo,siamo quasi alla fine. Andrea mi accompagna per un pezzo di strada al passo,ci sono ben 4 km di salita e siamo a cavallo del 190esimo. Ho paura di non riuscire a stare entro le 32 ore e per due lunghissimi km di salita sono costretto a correre. Questo sforzo ulteriore dà una mazzata al mio fisico già stremato dal dolore,dai km e dal sonno. Quando la salita finisce e la strada spiana,arrivo al ristoro del km 192,meno 20 km alla fine. Meno di una mezza maratona.
Ma qui ho la crisi più nera di tutta la gara. Vedo da lontano il Guru e Lillo,faccio loro un cenno per farli venire verso di me e scoppio in un pianto irrefrenabile. Piango tantissimo,come un bambino,senza freni. Non ne ho più,non ne ho davvero più. Il polpaccio mi sta esplodendo,non riesco neanche a camminare. E non posso camminare. Chiedo un caffè che Lillo,come il migliore degli accompagnatori,mi porta subito. Al ristoro vogliono rifilarmi un antidolorifico,non lo accetto. Al traguardo,se ci arrivo,ci arrivo con le mie gambe e senza inutili palliativi. Questo deve essere chiaro.
Ripartire è un trauma,ma anche stavolta ce la faccio. Non so più quante persone ho visto,quante facce,quanti paesini. Ho visto il lago Balaton da ogni prospettiva,mi sto meritando tutta la strada. Me la sto guadagnando,metro dopo metro qui in terra magiara.
Gli otto km che mi separano dal ristoro successivo sembrano infiniti,ho lasciato in macchina il telefono ed il marsupio. Non voglio peso inutile,i ragazzi mi scorteranno fino in fondo ormai. Alterno corsa e cammino. Correndo tra l'altro sento meno male al polpaccio rispetto al cammino. Sembra paradossale ma è così. Dopo un'infinità di tempo e di fatica,scorgo da lontano Andrea con la telecamera in mano. Sta riprendendo tutto dall'inizio. Sono felice quando lo vedo,felicissimo. Girato l'angolo vengo accolto da un bel gruppo di gente che vedendomi inizia ad applaudire e sento anche un piccolo boato. Resto incredulo,poi capisco: sul cartello c'è scritto km 200,3!
Si,200 km superati!Come due 100 km del Passatore,una dopo l'altra. Il pensiero di arrivare a Faenza e tornare indietro mi fa capire che questa è una grande impresa e non è ancora finita. Mi viene spontaneo un urlo liberatorio che avranno sentito fino a Budapest.
Mi siedo,bevo ed il polpaccio,dopo essere stato messo sotto pressione dal quinto km,decide di lasciarmi definitivamente. Non riesco più a camminare,figuriamoci a correre. Quella che era una contrattura,sarà diventata uno stiramento se non qualcosa di più.
Mancano 12 km alla fine,a Balatonaliga ci arrivo. Per fermarmi,ora mi devono abbattere. So che l'impresa è a portata di mano. Stringo i denti,penso a chi mi sta seguendo a casa e corro ancora. Un dolore lancinante mi parte dalla gamba e arriva fino al gluteo e più in alto ancora. La mia corsa è inguardabile,zoppico e la mia andatura è barcollante per evitare di caricare peso sulla gamba sinistra. Starò fermo dopo questa gara,ma ora non me lo posso permettere. Devo continuare. Fa anche caldo adesso e bevo tantissimo.
Non so come,ma arrivo anche agli ultimi due ristori. Il primo lo passo senza fermarmi. Al secondo,quello del km 208,io ed i ragazzi del team ci facciamo fare una foto ricordo. Stavolta è davvero finita,non ci sono più da fare calcoli. Gli ultimi 4 km sono tutti in salita,tranne all'arrivo dentro al villaggio. Sono su un percorso panoramico a picco sul lago Balaton. La macchina non può passare da lì e con i ragazzi ci diamo appuntamento all'arrivo,finalmente.
Ricomincia a piovere,d'un tratto anche forte,ma ormai non mi frega più niente. Mancano solo tre km alla fine e non ho più paura di nulla.
È un momento toccante,sono da solo e sono consapevole di avercela fatta. Scoppio di nuovo in un pianto incontrollato,ma stavolta è diverso dal precedente. Stavolta è un pianto di gioia. Guardo il lago dall'alto,è enorme ed io l'ho girato tutto. Dall'inizio alla fine.
La prima cosa che faccio è ringraziare queste mie gambe,questa mia testa e questo mio cuore. Ho chiesto loro di spostare il limite ancora e non mi hanno lasciato solo neanche stavolta. Anche se era una follia,anche se tutti mi dicevano che stavo alzando troppo l'asticella. Invece ero lì,con Passatore e UltraBalaton messe in tasca. Con oltre 200 km alle spalle,con oltre 30 ore di gara sofferta.
L'arrivo a Balatonaliga,sotto una pioggia battente,sarà uno dei ricordi sportivi più intensi.
Vedo Ciro che mi dice di arrivare da solo per le foto,scendo la lunga discesa e vedo i posti dai quali eravamo partiti un giorno e mezzo prima. A pochi metri dal traguardo ci sono Guru e Lillo che mi aspettano con la maglia celebrativa di Passatore-UltraBalaton-Matrimonio (io l'avevo indossata a 10 km dalla fine). Corro forte e bene,l'adrenalina non mi fa sentire dolore.
Quello che succede dopo è difficile da descrivere.
Taglio il traguardo della UltraBalaton dopo 212 km di follia in 31 ore,8 minuti e 8 secondi. L'organizzatrice mi dice di rifare l'arrivo perché vuole che io tagli anche il nastro della Nike con il mio nome,riservato ai finisher. Accetto volentieri e ripasso sotto l'arco.
Stavolta mi butto per terra,faccio sei flessioni e sto lì.
Semplicemente me ne sto lì fermo,non serve più muoversi. Ho dato tutto e di più.
Ester viene da me e si complimenta,poi vado a ricevere l'abbraccio dei miei amici e a prendere la birra analcolica che danno all'arrivo. Consegno il chip e vado sotto il tendone. Sono ancora incredulo. Non so se ridere o piangere.
L'ultramaratona è una perfetta metafora della vita.
Sarebbe stato facile di notte,al freddo,con il male,con il sonno,alzare la mano e dire:”ok,mi ritiro”.Tutto sarebbe finito subito,all'istante. Avrei avuto immediatamente una sedia,un posto caldo,un letto.
Ma sarebbe stata una scorciatoia,un evitare le difficoltà.
Non ho accettato di scendere a compromessi,anche se è stata dura. Ho lottato,ho stretto i denti,ho sofferto e ce l'ho fatta. Come nella vita.
L'ultramaratona ti forgia nel fisico,nella mente e nello spirito. Ti rende più forte,ti abitua a domare il tuo fisico con la forza della tua mente. Ti ripulisce,ti distrugge e ti fa rinascere.
Questo è per me correre 212 km ed è il motivo per cui lo faccio.
Ci ho messo almeno tre giorni a realizzare tutto,quando ho riacceso il telefono ho trovato centinaia di messaggi e complimenti. Non so cosa farò ora,riposo a parte. Fino a qui ci sono arrivato. Vedremo.
Devo ringraziare le persone senza le quali non sarei mai arrivato al traguardo.
In primo luogo Lillo per esserci stato ed aver accettato questa follia.
Lajos (che chiuderà la gara 22 minuti dopo di me)che mi ha dato una mano nel momento peggiore. E poi Guru Carmelo e Andrea per la costante presenza e per l'importantissimo contributo morale e motivazionale.
ABS e Ciro,fonti d'ispirazione e Maurone Firmani per avermi aiutato a tenermi al Passatore senza strafare.
A Rada,con la quale inizierò tra poco la gara più bella, e ai miei amici e familiari che mi hanno seguito da casa dandomi un'incredibile forza.
Anche questa è andata,ora godiamoci un meritatissimo riposo!
Le iscrizioni aprivano l'1 gennaio alle 2.00 di notte e per non perdere tempo, sono stato tra i primi ad iscrivermi. Non prima però di aver messo insieme un team di accompagnatori fidati:a correre con me il solito Lillo che non sa mai dirmi di no e ad accompagnarci con l'auto d'appoggio Andrea alla sua prima esperienza in una gara del genere. Pochi giorni prima del via si è aggiunto a noi anche il grande Guru,capitano di mille battaglie,Carmelo.
Da gennaio alla partenza ho cercato di mettere nelle gambe quanti più km possibili,allenando sia le gambe-ovvio-ma anche e soprattutto la testa. Per questo motivo oltre alle solite maratone che faccio ogni anno ho voluto aggiungere la 100 km di Seregno ed un allenamento di 42 km al parco di Trenno a Milano in “beata” solitudine. In poche parole,nei sei mesi che hanno preceduto l'esperienza ungherese ho corso la maratona di Crevalcore,la 100 km del Sahara,la maratona di Roma,la maratona di Milano,la 100 km di Seregno,la maratona di Vercelli,l'allenamento al parco ed infine il Passatore.
Si,il Passatore!Ero già iscritto e nonostante fosse solo a sei giorni dalla UltraBalaton,ho voluto correrlo lo stesso nonostante le numerosissime persone che mi dicevano che stavo facendo una pazzia e che avrei compromesso la gara in Ungheria. Ma ormai la mia testa dura era già partita verso la Grande Sfida,messa lì quasi per caso: Passatore-UltraBalaton-Matrimonio....per un mese storico che non dimenticherò più!
Il 25 maggio sono partito da Firenze per una delle edizioni del Passatore più toste di sempre:pioggia,vento e freddo per 100 km....per non farmi mancare proprio niente!
Ho corso la prima parte di gara con Mauro Fiorini,esordiente sulla distanza e la seconda bellissima parte nella notte con il Maestro Mauro Firmani con il quale,oltre ad una piacevolissima chiacchierata di ore,ho iniziato a pensare ad un “piano” sul come poter affrontare i 200 e rotti km della settimana successiva. Abbiamo tagliato il traguardo di Faenza in scioltezza in 12 ore e 22 minuti e mi sono lasciato andare alle solite flessioni post arrivo.
I giorni tra una gara e l'altra sono volati via velocissimi e siamo arrivati subito a venerdì. Ritrovo da me alle 6.15 e partenza per l'aeroporto di Bergamo. Dopo meno di un'ora e mezza eravamo già a Budapest dove,presa l'auto a noleggio che mi seguirà in gara, ci siamo diretti al lago Balaton distante circa un centinaio di km.
Siamo arrivati al Club Aliga,sede di arrivo,partenza,ritiro pettorali e organizzazione nel quale avevamo prenotato una quadrupla. Avevo letto che questo villaggio sul Balaton aveva aperto apposta per la gara e di questo ce ne siamo accorti subito:la stanza era fredda,puzzava di chiuso,c'erano ragnatele ovunque (e ragni) ed il tutto inserito in una struttura che definire fatiscente poteva rivelarsi un complimento. Poco male,ho pensato:la prima notte passi,la seconda starò correndo e la terza sarò in coma!
Nel pomeriggio ritiro pettorali e attesa dell'arrivo degli altri italiani:Andrea (che chiameremo ABS),il Brad Pitt delle Ultra che correrà la gara accompagnato da Ciro e da Kicci.. A seguire cena a Balatonvilagos e poi a nanna prestissimo vista la sveglia del giorno seguente.
Sabato 1 giugno la suoneria del telefono ci informa che sono le 4.45 e che abbiamo 15 minuti per essere pronti per la colazione. Soprattutto ci dice che tra poco più di un'ora,alle 6 precise,inizia l'avventura.
Colazione,preparazione accessori e vestizione. Siamo pronti. Io e Lillo raggiungiamo ABS nella griglia di partenza sotto l'arco Nike con la scritta UltraBalaton. Se vi ritorneremo nel senso opposto,vorrà dire che avremo corso per 212 km.
Minuto di silenzio. Colpo di tromba. Partiti.
Inizia un'avventura che mai,fino a qualche tempo fa,avrei pensato di poter anche solo immaginare...ma ormai siamo lì e non possiamo fare altro che correre.
Si esce subito dal villaggio e si corre su una pista ciclabile che sarà nostra compagna per tantissimi km durante la gara. I ristori sono posizionati a distanze variabili uno dall'altro e solo in alcuni ci può arrivare la macchina d'appoggio. Gara non organizzata benissimo,oltre ai 145 atleti individuali infatti,ci sono centinaia di staffette e pure una gara ciclistica. La pista ciclabile non è larghissima quindi all'inizio ci sono problemi di intasamento. Proprio per evitare una bici,dopo pochi minuti di gara,mi allargo sulla destra e mi pungo con un rovo sporgente sul percorso iniziando a perdere sangue....cominciamo bene. Al km 5,a gara appena iniziata,sento un leggero dolore al polpaccio sinistro:contrattura!
Non ci posso credere!Mai avuto un problema del genere negli ultimi due anni! Proprio nella gara più importante e proprio all'inizio...penso che sia un “regalo” della 100 km della settimana precedente...eppure stavo bene. Cerco di non pensarci,mi stiro un po' e continuo a correre. Magari più avanti chiederò un massaggio al Guru,uno di quelli che mi salvò nel 2011 al mio primo Passatore,alla mia prima soffertissima 100 km.
L'aria è fresca ma non fredda,il cielo è nuvoloso ma per ora non piove. Ogni tanto esce anche qualche barlume di sole. Corro bene con Lillo,ormai siamo collaudati:lui a sinistra e io a destra,da sempre corriamo così. Passano i km,passano i ristori ai quali ci fermiamo sempre per bere. Ogni volta c'è il controllo del chip che abbiamo attaccato ad un braccialetto sul polso.
Mi faccio fare anche un massaggio veloce dal Guru ma non sortisce l'effetto desiderato,il polpaccio continua a darmi seri problemi. E io continuo a cercare di non pensarci.
Per la prima parte di gara costeggiamo il lago,dopo una trentina di km lo lasciamo per staccarci dal litorale e correre su stradine che attraversano paesi che sembrano disabitati. Sono le 9 del mattino di sabato e davvero non c'è anima viva in giro. Poco più avanti inizia a piovere.
Per fortuna una pioggerella leggera che non è molto fastidiosa,la temperatura rimane accettabile (io soffro tantissimo il freddo) e continuiamo nella nostra marcia km dopo km. Intorno al 40esimo km,nei pressi della città di Tihany dalla quale partiva e arrivava la gara l'anno scorso,rivediamo il lago e passiamo il primo ristoro fornito anche di pasta. Per ora né io,né Lillo abbiamo fame quindi tiriamo dritto dopo aver solo bevuto acqua. Si comincia a salire,lo si farà per oltre 60 km. Saliscendi continui con erte anche al 10% che di sicuro non giovano ai nostri muscoli ormai provati da 50 e rotti km di corsa. Vediamo sempre il Kicci,l'accompagnatore di ABS. I ragazzi del nostro team invece si perdono e li ritroviamo solo dopo 30 km,in prossimità del 70esimo. Nei saliscendi il polpaccio sembra farmi meno male,purtroppo è solo un'impressione. Veniamo superati di lì a poco da ABS e Ciro che fino a quel momento avevano tenuto un'andatura inferiore alla nostra. Li salutiamo ma in realtà capisco che vogliono stare tra di loro,quindi rallento e mi stacco.
Iniziamo a mangiare pane e formaggio,pomodori e biscotti bevendo sempre acqua alternata ogni tanto con la Coca Cola. Riprendiamo anche contatto con il Guru e con Andrea che da quel momento e per molti km a seguire vedremo spesso,praticamente ad ogni ristoro. La situazione generale sembra ancora buona:Lillo lamenta delle vesciche subito curate mentre io,polpaccio a parte,sto decisamente bene. Siamo al 75esimo km però...e manca una vita. Meglio non pensarci.
Nelle ultramaratone o comunque nelle gare lunghe in genere,tendo a scomporre la distanza in tanti piccoli traguardi da raggiungere. Così sembra essere più digeribile la distanza,per esempio lì al 75esimo il traguardo era di arrivare presto a 100 km in modo da fare cifra tonda. Se pensi a tutta la distanza insieme,è finita!
Il percorso,dopo un qualche km vicino al lago,torna ad allontanarsi da esso e salire verso l'entroterra. Ma non è questo che mi preoccupa. La pioggerella è terminata ormai da qualche tempo,i nostri indumenti si sono già asciugati ma i nuvoloni nerissimi all'orizzonte non lasciano presagire nulla di buono. Ed infatti,come ormai succede in quasi ogni mia gara (non ultimo il Passatore di sei giorni prima),inizia a piovere fortissimo. Di lì a poco la pioggia diventa un vero e proprio nubifragio con addirittura piccoli chicchi di grandine. La strada è allagata,scendono dei piccoli torrenti di acqua e naturalmente,nonostante tutte le attenzioni,le scarpe e i piedi si inzuppano subito. Spero solo che la vasellina messa copiosamente sulle estremità sia sufficiente ad evitare fastidiose vesciche.
Siamo fradici,completamente inzuppati di acqua. Al primo ristoro utile troviamo il Guru sotto un tendone con Andrea pronto in macchina lì vicino. Mettiamo un kway sopra i vestiti bagnati,è inutile cambiarsi,e proseguiamo il nostro cammino. Spero solo che finisca tutto presto,la strada in salita e la pioggia torrenziale non sono belle compagne di corsa.
Vediamo i primi ritirati,non siamo neanche a metà gara.
Io e Lillo stiamo abbastanza bene;a volte io aspetto lui,a volte lui aspetta me. La nostra marcia continua. Piano,piano ma continua.
Finisce di piovere,le ore passano e la strada è un continuo saliscendi. Ci stiamo riavvicinando al lago,il cielo sembra aprirsi e appena più avanti,intorno al 90esimo km,riusciamo finalmente a cambiarci. Indumenti puliti e asciutti sono un godimento assoluto dopo ore di pioggia,la temperatura oltretutto è gradevole. Il nostro passo è buono nonostante i km già accumulati,il mio polpaccio sembra tenere bene ed i 100 km della settimana prima sembrano essere smaltiti. Il ristoro successivo,quello del 94esimo km,è uno di quelli più grandi dove ci si può sedere e mangiare di tutto. Io e Lillo,assistiti magnificamente dai ragazzi del team,ci fermiamo a mangiare pasta al pomodoro con il formaggio e le olive. Il gusto lascia decisamente a desiderare ma la fame è tanta e butto giù di tutto. Ormai sono quasi 12 ore che stiamo correndo,tra poco passeremo il traguardo del km 100. Una volta sembrava una cosa impossibile per me spingersi fino a qui,ora non siamo neanche a metà del viaggio. La strada è lunga,Balatonaliga è ancora lontanissima.
Ripartiamo dopo una decina di minuti di pausa,mi faccio stirare un po' i gemelli del polpaccio sinistro che sono dolenti. So che non mi abbandoneranno,cerco di curarli il più possibile.
Ci sono ancora salite,sulle quali andiamo al passo. Andrea e il Guru non ci fanno mai mancare il loro supporto,è dura anche per loro. Noi cerchiamo invece di chiacchierare e di pensare positivo,correre in coppia è fondamentale in queste gare lunghe. Sento dire da molti che preferiscono correre da soli per avere modo di pensare,io non sono d'accordo. In gruppo passa tutto di più. Tra una chiacchiera e l'altra passiamo il cartello del km 100,secondo me posizionato in maniera scorretta (troverò lungo il percorso parecchi check point con chilometraggi sballati),in 12 ore e 50 minuti. Sono le 19,da lontano si rivede il lago. Il cielo è sereno,la temperatura mite e la strada finalmente spiana. Ma sta arrivando la notte e questo un po' mi preoccupa.
Incrociamo Ester,l'organizzatrice della gara,che sta correndo una frazione della staffetta. Ci siamo sentiti spesso via mail ed è lei a riconoscermi e a salutarmi. Ha guardato il pettorale sul quale,in sottofondo,c'è la bandiera italiana. Siamo pochi italiani iscritti,alcuni probabilmente non sono neanche venuti in terra ungherese. Di sicuro in gara ci siamo io,Lillo e ABS.
Arriviamo al ristoro del km 105,la stanchezza comincia a farsi sentire. Non ho mai corso più di 100 km prima di allora. Le gambe cominciamo ad essere pesanti ed il polpaccio non mi dà tregua. Ripartire è sempre doloroso,ma dobbiamo farlo se vogliamo chiudere la gara in tempo. Ci allontaniamo dalla strada per riprendere la pista ciclabile che costeggia il lago,la macchina d'appoggio non ci può seguire,la rivedremo più avanti verso il km 115. Con Lillo facciamo due conti,siamo a metà gara esatta. Abbiamo circa 18 ore per correre l'altra metà,quella più dura. La nostra corsa è sempre più stanca,le luci del giorno stanno pian piano calando cedendo il passo all'oscurità della notte.
Al km 110 avviene la svolta negativa della mia gara:succede quello che non avrei mai voluto succedesse. Ripartendo da un ristoro,dopo pochi metri di corsa,Lillo si ferma di colpo e si tocca la gamba sinistra. Dice che ha male ed è bloccato,cammina. Mi fermo,lo aspetto,proviamo a ripartire. Sembra riprendersi e corricchia. Io ho freddo,tengo il mio passo e da lontano vedo che comunque corre ed è appena dietro. Il ristoro successivo,posto al km 115, non dista molto. Là sicuramente ci saranno i ragazzi del team,potrò cambiarmi mettendo qualcosa di caldo e aspetterò Lillo.
Corro al mio passo,mi sembra di stare bene. Sono contento perchè tra poco avrò modo di riordinare le idee,di sistemarmi per il freddo della notte.
Invece,al ristoro,non c'è nessuno. Una botta tremenda per il mio morale. Cerco invano la macchina d'appoggio,sto morendo di freddo e Lillo non arriva. Sta diventando buio,lo aspetto per 5-6 minuti ma nulla. Penso che si sia fermato ancora. Bevo,mangio,aspetto ancora qualche minuto e poi sono costretto a ripartire. Corro sulla pista ciclabile,la luce ormai è fioca ed io non ho neanche la lampada frontale con me. Dove saranno i ragazzi? Pensieri negativi affollano la mia mente,cerco di correre il più possibile e non pensarci. Se non li trovo neanche al prossimo ristoro sono davvero cavoli amarissimi. Non ho con me nemmeno il telefono.
Lascio la pista ciclabile e il percorso rientra in un paese con la gente in giro per le strade perché è sabato sera. Punto dritto al ristoro del km 120,spero di trovare qualcuno là. Mi sento perso,comincio a chiedermi (come sempre) chi me l'ha fatto fare ma stavolta è diverso,stavolta è davvero dura. Corro per le strade del paese,come un'anima in pena. Poi,d'un tratto,mi sembra di sentire una voce che dice:”Simo!”...penso di avere le allucinazioni,guardo avanti e non c'è nessuno. Passa qualche secondo e risento la voce,questa volta più nitida e chiara. La riconosco,è la voce di Andrea ma non lo vedo. Ad un certo punto,dietro una fila di macchine parcheggiate,escono fuori proprio Andrea e il Guru!Ci metto un po' a capire che sono proprio loro!Mi viene quasi da piangere,non sono mai stato così felice di vederli. Dico subito che Lillo è dietro e ha male alla gamba,Andrea decide di andargli incontro mentre io vado con il Guru verso la macchina. Bevo,prendo della vitamina C,mi cambio,prendo la lampada frontale e soprattutto mi porto dietro il telefono. Le indicazioni non erano chiare e il nostro team si era dovuto arrangiare per ritrovarci. Non so se ripartire subito o aspettare ma in quel momento arriva la telefonata di Andrea al Guru che comunica che Lillo si è ritirato definitivamente. Troppo forte il male alla gamba.
Questa notizia mi spezza.
Sono al km 120,ne mancano 92 al traguardo. La notte è appena iniziata e sarà lunghissima. E,cosa più brutta,sono rimasto da solo.
Cerco di prendere forza e mi incammino verso il ristoro del km 120. Accendo il telefono e trovo i messaggi più belli che potessi leggere. C'è quello di Rada che da Milano mi sta seguendo via internet con i nostri amici,c'è anche il messaggio di Luca che corre da poco ma farà strada. Rispondo a Rada,dicendo che sto pensando molto a lei. D'altronde è pur sempre il mio addio al celibato,un po' particolare,ma è così. Lei mi risponde subito ed io ritrovo un po' di forza. Mentre mi fermo a mangiare pasta al ragù e bere una Coca ed un caffè,cerco di fare due calcoli per vedere come sono messo.
Da solo,naturalmente,è tutto più difficile.
Riparto sperando di poter dividere un pezzo di strada con qualcuno,scambio due parole in inglese ogni tanto con qualche atleta ma nulla di più. Lasciato il ristoro si entra nel bosco,di notte. Buio pesto,non si vede nulla. Neanche la luce frontale riesce a darmi una mano,inoltre c'è tanta umidità e tanta foschia. La luce che ho in testa fa lo stesso effetto degli abbaglianti dell'auto quando c'è la nebbia:illuminano il nulla. Mi passa un atleta a velocità doppia,seguito da una bicicletta poi più nessuno. Sono da solo,di notte,al buio,in mezzo ad un bosco ungherese. Mi chiedo ancora chi me lo faccia fare e non so,come sempre,darmi una risposta. I ragazzi del team saranno sulla strada principale,d'altronde su queste piste ciclabili nel nulla,l'auto non può passare. Ho freddo,l'umidità mi entra nelle ossa. Cerco di pensare positivo,il primo pensiero naturalmente va a casa dove Rada e gli amici mi stanno seguendo. Corro forte per uscire dal bosco,è una situazione irreale. Nessuno davanti,né dietro di me. Solo l'oscurità. Corro forte,si. Anche troppo forte per il male che ho al polpaccio. Sono al km 130 circa,spero che il mio fisico regga.
Finalmente esco dalla parte più brutta del percorso e ritrovo Andrea e il Guru ai quali si è aggiunto Lillo. Lo vedo per la prima volta dal suo ritiro,è seduto nel sedile posteriore della macchina. Mi dice che la gamba si è bloccata e gli fa male,mi incita ad andare avanti. Penso che devo arrivare a Balatonaliga anche per lui,l'avevo convinto a Natale a partecipare a questa follia e lui come al solito aveva deciso di accompagnarmi. Gli prometto che è l'ultima volta,ma mi faccio anche promettere da lui di non dirmi sempre di si!
Rientro nella civiltà di un paesino,con dei locali notturni tutti illuminati e la gente dentro che si diverte. Con me ora c'è Guru Carmelo che è sceso dall'auto e mi accompagna per qualche km al passo. Mi incita e mi dice che se mantengo la media arrivo tranquillo alla fine. Io non sono proprio tranquillo ma mi fido. Ci fermiamo a mangiare una zuppa calda al ristoro e bevo due bicchieri d'acqua,seduto ad un tavolo. Ogni ripartenza è terribile,le gambe sono pesantissime.
Il Guru si dà il cambio con Andrea che a sua volta scende dalla macchina e corre per un po' al mio fianco. Mi racconta di sua figlia e questo pensiero del focolare domestico mi scalda la mente in questa fredda ed infinita notte ungherese. Stiamo insieme per una decina di km,speravo di più ma in gara ci sono io e accetto a malincuore di proseguire da solo. Corro e cammino veloce,dipende dalla pendenza della strada. Così facendo,giungo al ristoro. Il chilometraggio segna 147,7 km. Quasi 150 km di corsa. Più di tre maratone consecutive,devo arrivare a cinque per essere alla fine. Non ci voglio e non ci devo pensare.
Al ristoro resto pochissimo,giusto il tempo di cambiarmi ancora una volta. Fa freddissimo e mi copro quanto più mi sia possibile. Cerco qualche atleta con cui dividere un pezzo di strada,vedo un ucraino e gli chiedo se posso stare un po' con lui. Mi risponde seccato di no,non mi era mai capitato nel mondo dell'ultramaratona di vedere così poca solidarietà. Va bene,vorrà dire che farò da solo. Ricomincio a correre e dopo un km circa,finalmente una svolta positiva alla mia gara:mi volto e vedo che mi sta raggiungendo un'atleta ungherese seguito da una bicicletta. Il suo è un viso simpatico e mi sembra tranquillo,nonostante tutta la situazione. Chiedo anche a lui di correre insieme e questa volta ricevo un sorriso ed un sì.
L'atleta si chiama Lajos,è un medico ungherese di 40 anni ed è un ex triatleta,finisher di Ironman. La persona che lo segue in bici è la sua fidanzata. Iniziamo a chiacchierare in inglese,parliamo delle nostre vite così lontane e diverse. Potere dell'ultramaratona,sembra che ci conosciamo da una vita. Decidiamo di correre per venti minuti e andare al passo per altri dieci e così la strada passa veloce. Ricevo un messaggio di Rada che a Milano non riesce a dormire,mi sta pensando ed io sono felice di poterle dire che mancano “solo” 55 km all'arrivo. Ce la posso fare,anche se fisicamente sto calando tantissimo. Ho freddo,ho sonno e ho le gambe di legno. Il polpaccio invece,non lo sento proprio più.
Con Lajos si corre bene,ci fermiamo lo stretto necessario ai ristori e ripartiamo subito. Cerchiamo di guadagnare quanto più margine possibile per chiudere in tempo la gara. Ed è bellissimo quando,alle 3.52 precise,vediamo le prime luci dell'alba. Ora ho davvero sonno,ma imperterrito continuo nella mia marcia di avvicinamento a Balatonaliga. In quei momenti si pensa di tutto:con Lajos ci immaginiamo un letto,una doccia calda,un bagno. Personalmente penso anche a quanto tempo passerà prima di iscrivermi ancora ad una gara,sono arrivato alla UltraBalaton consapevole che dopo di essa mi prenderò un lungo momento di pausa e non solo per il matrimonio. Questo pensiero mi fa stare bene.
Le luci del giorno ormai si stanno alzando e con esse,spero,anche la temperatura. Mi capita per tre volte una cosa stranissima:mi addormento mentre corro!Per ben tre volte!Le palpebre pian piano si chiudono e la mia corsa vira verso destra. Quando sento sotto le suole che l'asfalto lascia spazio all'erba,mi sveglio di colpo e ritorno in me riprendendo subito la mia andatura stanca. Nonostante tutto i km passano ed arriviamo ad un grande ristoro dove ci fermiamo,mangiamo un risotto caldo e una Coca. Mi faccio dare dalle gentilissime volontarie della gara anche una bella tazza di caffè bollente. Si gela ancora e tremo dal freddo ma non perdo tempo. Chiedo al Guru di tirarmi ancora il polpaccio,mi fa un male cane. Credo che la contrattura iniziale sia diventata qualcosa di più.
Si riparte,ormai siamo in ballo e l'accoppiata Simone-Lajos sembra funzionare. Chiedo all'ungherese di aumentare un po' il passo nei venti minuti di corsa in modo da essere sicuro di farcela. Lui annuisce ma pagherà più tardi questo ulteriore sforzo fisico. Manca ancora una maratona all'arrivo,l'ultima di cinque consecutive. Solo 42 fottuti km,ce la possiamo fare.
Al km 169,girando a destra sul lungolago,vedo la macchina del Kicci ferma con lo stesso e Ciro fuori. Chiedo cosa succede e mi indicano ABS dentro la vettura,sembra che si stia cambiando. Mi dicono che ha un momento di flessione,so che non vuole essere disturbato così saluto gli amici e continuo a correre. Mi viene in mente la notte di Asolo del luglio scorso quando un quasi sconosciuto (fino ad allora) diventa per me un eroe,aiutandomi ad arrivare alla fine della gara. Vorrei fermarmi,ma ABS era stato chiaro alla partenza e quindi rispetto la sua decisione. Inoltre non potrei essere di aiuto più di tanto viste le mie condizioni.
Il sole è alto nel cielo,la temperatura dopo la notte gelida e umida finalmente è mite e posso cambiarmi mettendo una maglia asciutta a maniche corte. Sembra passato anche il sonno,ormai sono quasi 27 ore che sono sveglio ma l'adrenalina mi tiene in piedi. Non ho neanche fame,ai ristori bevo solo acqua. Lajos ogni tanto sembra perdere colpi,l'allungo di qualche km prima deve aver lasciato il segno. Stiamo correndo su una strada vera e propria,niente ciclabile per fortuna,così la macchina d'appoggio può seguirmi da vicino. Dopo un lungo ed infinito rettilineo scaldato dal sole della domenica mattina,vediamo in lontananza un arco gonfiabile con l'orario. Sono quasi le otto del mattino. Soprattutto vediamo un cartello e su quel cartello c'è scritto un numero inequivocabile: km 180. Meno 32 km all'arrivo,ancora tantissimo nelle condizioni in cui mi trovo. Ma ieri erano 212,ora solo 32 e questo è quello che conta.
Ai ristori i volontari mi chiedono se voglio mangiare o bere e mi propongono di tutto. Sono davvero molto gentili,anzi mi sento di dire che sono la nota più lieta di questa gara. Io mangio qualcosina e soprattutto bevo,bevo tanto.
Ripartiamo ma Lajos accusa il colpo. Cerco di aspettarlo ma devo anche fare dei calcoli. Di questo passo non arriviamo entro le 32 ore. Lo aspetto ancora per un ristoro ma quando ripartiamo devo,a malincuore e con il groppo in gola,salutarlo. Gli auguro buona fortuna,ci abbracciamo e vado. In pochi minuti non lo vedo già più dietro di me. Corro per un bel pezzo di strada,mi chiedo da dove stia tirando fuori quell'energia che sinceramente non pensavo di possedere. Passano lentamente i km ed i ristori,la gamba mi fa malissimo. Le chiedo un ultimo leggendario sforzo,siamo quasi alla fine. Andrea mi accompagna per un pezzo di strada al passo,ci sono ben 4 km di salita e siamo a cavallo del 190esimo. Ho paura di non riuscire a stare entro le 32 ore e per due lunghissimi km di salita sono costretto a correre. Questo sforzo ulteriore dà una mazzata al mio fisico già stremato dal dolore,dai km e dal sonno. Quando la salita finisce e la strada spiana,arrivo al ristoro del km 192,meno 20 km alla fine. Meno di una mezza maratona.
Ma qui ho la crisi più nera di tutta la gara. Vedo da lontano il Guru e Lillo,faccio loro un cenno per farli venire verso di me e scoppio in un pianto irrefrenabile. Piango tantissimo,come un bambino,senza freni. Non ne ho più,non ne ho davvero più. Il polpaccio mi sta esplodendo,non riesco neanche a camminare. E non posso camminare. Chiedo un caffè che Lillo,come il migliore degli accompagnatori,mi porta subito. Al ristoro vogliono rifilarmi un antidolorifico,non lo accetto. Al traguardo,se ci arrivo,ci arrivo con le mie gambe e senza inutili palliativi. Questo deve essere chiaro.
Ripartire è un trauma,ma anche stavolta ce la faccio. Non so più quante persone ho visto,quante facce,quanti paesini. Ho visto il lago Balaton da ogni prospettiva,mi sto meritando tutta la strada. Me la sto guadagnando,metro dopo metro qui in terra magiara.
Gli otto km che mi separano dal ristoro successivo sembrano infiniti,ho lasciato in macchina il telefono ed il marsupio. Non voglio peso inutile,i ragazzi mi scorteranno fino in fondo ormai. Alterno corsa e cammino. Correndo tra l'altro sento meno male al polpaccio rispetto al cammino. Sembra paradossale ma è così. Dopo un'infinità di tempo e di fatica,scorgo da lontano Andrea con la telecamera in mano. Sta riprendendo tutto dall'inizio. Sono felice quando lo vedo,felicissimo. Girato l'angolo vengo accolto da un bel gruppo di gente che vedendomi inizia ad applaudire e sento anche un piccolo boato. Resto incredulo,poi capisco: sul cartello c'è scritto km 200,3!
Si,200 km superati!Come due 100 km del Passatore,una dopo l'altra. Il pensiero di arrivare a Faenza e tornare indietro mi fa capire che questa è una grande impresa e non è ancora finita. Mi viene spontaneo un urlo liberatorio che avranno sentito fino a Budapest.
Mi siedo,bevo ed il polpaccio,dopo essere stato messo sotto pressione dal quinto km,decide di lasciarmi definitivamente. Non riesco più a camminare,figuriamoci a correre. Quella che era una contrattura,sarà diventata uno stiramento se non qualcosa di più.
Mancano 12 km alla fine,a Balatonaliga ci arrivo. Per fermarmi,ora mi devono abbattere. So che l'impresa è a portata di mano. Stringo i denti,penso a chi mi sta seguendo a casa e corro ancora. Un dolore lancinante mi parte dalla gamba e arriva fino al gluteo e più in alto ancora. La mia corsa è inguardabile,zoppico e la mia andatura è barcollante per evitare di caricare peso sulla gamba sinistra. Starò fermo dopo questa gara,ma ora non me lo posso permettere. Devo continuare. Fa anche caldo adesso e bevo tantissimo.
Non so come,ma arrivo anche agli ultimi due ristori. Il primo lo passo senza fermarmi. Al secondo,quello del km 208,io ed i ragazzi del team ci facciamo fare una foto ricordo. Stavolta è davvero finita,non ci sono più da fare calcoli. Gli ultimi 4 km sono tutti in salita,tranne all'arrivo dentro al villaggio. Sono su un percorso panoramico a picco sul lago Balaton. La macchina non può passare da lì e con i ragazzi ci diamo appuntamento all'arrivo,finalmente.
Ricomincia a piovere,d'un tratto anche forte,ma ormai non mi frega più niente. Mancano solo tre km alla fine e non ho più paura di nulla.
È un momento toccante,sono da solo e sono consapevole di avercela fatta. Scoppio di nuovo in un pianto incontrollato,ma stavolta è diverso dal precedente. Stavolta è un pianto di gioia. Guardo il lago dall'alto,è enorme ed io l'ho girato tutto. Dall'inizio alla fine.
La prima cosa che faccio è ringraziare queste mie gambe,questa mia testa e questo mio cuore. Ho chiesto loro di spostare il limite ancora e non mi hanno lasciato solo neanche stavolta. Anche se era una follia,anche se tutti mi dicevano che stavo alzando troppo l'asticella. Invece ero lì,con Passatore e UltraBalaton messe in tasca. Con oltre 200 km alle spalle,con oltre 30 ore di gara sofferta.
L'arrivo a Balatonaliga,sotto una pioggia battente,sarà uno dei ricordi sportivi più intensi.
Vedo Ciro che mi dice di arrivare da solo per le foto,scendo la lunga discesa e vedo i posti dai quali eravamo partiti un giorno e mezzo prima. A pochi metri dal traguardo ci sono Guru e Lillo che mi aspettano con la maglia celebrativa di Passatore-UltraBalaton-Matrimonio (io l'avevo indossata a 10 km dalla fine). Corro forte e bene,l'adrenalina non mi fa sentire dolore.
Quello che succede dopo è difficile da descrivere.
Taglio il traguardo della UltraBalaton dopo 212 km di follia in 31 ore,8 minuti e 8 secondi. L'organizzatrice mi dice di rifare l'arrivo perché vuole che io tagli anche il nastro della Nike con il mio nome,riservato ai finisher. Accetto volentieri e ripasso sotto l'arco.
Stavolta mi butto per terra,faccio sei flessioni e sto lì.
Semplicemente me ne sto lì fermo,non serve più muoversi. Ho dato tutto e di più.
Ester viene da me e si complimenta,poi vado a ricevere l'abbraccio dei miei amici e a prendere la birra analcolica che danno all'arrivo. Consegno il chip e vado sotto il tendone. Sono ancora incredulo. Non so se ridere o piangere.
L'ultramaratona è una perfetta metafora della vita.
Sarebbe stato facile di notte,al freddo,con il male,con il sonno,alzare la mano e dire:”ok,mi ritiro”.Tutto sarebbe finito subito,all'istante. Avrei avuto immediatamente una sedia,un posto caldo,un letto.
Ma sarebbe stata una scorciatoia,un evitare le difficoltà.
Non ho accettato di scendere a compromessi,anche se è stata dura. Ho lottato,ho stretto i denti,ho sofferto e ce l'ho fatta. Come nella vita.
L'ultramaratona ti forgia nel fisico,nella mente e nello spirito. Ti rende più forte,ti abitua a domare il tuo fisico con la forza della tua mente. Ti ripulisce,ti distrugge e ti fa rinascere.
Questo è per me correre 212 km ed è il motivo per cui lo faccio.
Ci ho messo almeno tre giorni a realizzare tutto,quando ho riacceso il telefono ho trovato centinaia di messaggi e complimenti. Non so cosa farò ora,riposo a parte. Fino a qui ci sono arrivato. Vedremo.
Devo ringraziare le persone senza le quali non sarei mai arrivato al traguardo.
In primo luogo Lillo per esserci stato ed aver accettato questa follia.
Lajos (che chiuderà la gara 22 minuti dopo di me)che mi ha dato una mano nel momento peggiore. E poi Guru Carmelo e Andrea per la costante presenza e per l'importantissimo contributo morale e motivazionale.
ABS e Ciro,fonti d'ispirazione e Maurone Firmani per avermi aiutato a tenermi al Passatore senza strafare.
A Rada,con la quale inizierò tra poco la gara più bella, e ai miei amici e familiari che mi hanno seguito da casa dandomi un'incredibile forza.
Anche questa è andata,ora godiamoci un meritatissimo riposo!