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È da tanto tempo che non scrivo articoli sulle gare,è stato un periodo davvero intenso. Durante le feste,seppur io abbia sempre lavorato,sono riuscito a ritagliarmi un piccolo spazio per dare finalmente continuità al mio racconto.
La 100 km di Asolo,corsa nell'ormai lontanissimo mese di luglio,ha lasciato una scia di bei ricordi ed una consapevolezza in più:vendo cara la pelle.
Ho trascorso un'estate tranquilla,all'insegna di molte uscite di corsa ma con pochi km.Perlopiù tra Montagnetta e parco di Trenno.Di particolare ricordo solo una corsetta di 21 km con Heros per fargli “assaporare” per la prima volta questa distanza.
La fine dell'estate rappresenta per me come per molti altri podisti,la ripresa degli impegni più seri,con molte gare in programma e molti km da affrontare.
L'ultima domenica di agosto ho partecipato come ogni anno alla Sgamelà d'Vigez,26 km di saliscendi allenanti su e giù per l'omonima valle,contornati da un'organizzazione perfetta ed un rapporto qualità/prezzo unico nell'ambiente. La giornata si è conclusa con un bagno nelle acque gelide del torrente Melezzo.
Il 2 settembre,complice il fatto di non dover lavorare e di essere da solo a casa,mi sono goduto una non competitiva di 21 km nel parco vicino a Paderno Dugnano,ottimamente organizzata anch'essa.Qui sono stato invitato dal mio amico Marco Airaghi,meglio conosciuto come Capitano Scatenato.
Il 16 settembre è stata la volta della terza edizione della Stragarbagna,l'unica gara che non ho mai corso e che forse non correrò mai in quanto sono nell'organizzazione insieme alla mia società Novara Che Corre ed alla Proloco di Garbagna Novarese.
Il 23 settembre ho raggiunto i miei amici Ciro Di Palma e Mauro Firmani e ho corso con loro la Turin Half Marathon come “aiuto pacer” delle 2 ore ed è stata una bellissima esperienza.
Mercoledì 26 settembre ho avuto il piacere e l'immenso onore di essere invitato a correre da Valeria Straneo (sì,proprio lei...la super campionessa che ha corso alle Olimpiadi 2012 ed ha il record italiano di mezza e di maratona).Ci siamo accordati via sms e ci siamo dati appuntamento al campo di atletica di Alessandria dove lei si allena.Ci siamo trovati ed abbiamo fatto un'ora (per me) indimenticabile di corsetta insieme (naturalmente al mio ritmo) e di chiacchiere nelle campagne intorno alla città piemontese.Un'esperienza davvero unica che porterò sempre tra i miei più cari ricordi.Ancora una volta...grazie Valeria!
Il 29 settembre sono partito alla volta di Rovereto per la prima edizione italiana della Fisherman's Friend Strongman Run alla quale mi ero iscritto con Alice (Radio Deejay) che all'ultimo momento ha dovuto rinunciare per una brutta influenza che non le ha dato tregua.
Anche a Rovereto ho vissuto un'esperienza incredibile.Muri di fieno,fiumi,funi da cui calarsi,reti alle quali appendersi,piscine da attraversare a nuoto....il tutto con 18 km di corsa come contorno!Siamo arrivati alla fine sporchi,bagnati,rotti ma contenti come bambini!Dopo una doccia calda ed un hamburger,sono salito sul treno e ho ripreso la strada di casa.
Il 7 ottobre il solito,consueto,immancabile appuntamento con la Deejay Ten.Come ho detto più volte,questa gara non mi piace per niente:troppo casino per troppi pochi km....ma quest'anno c'erano delle novità che me l'hanno fatta digerire meglio.Ho avuto il piacere di avere a Milano Cinzia,mia amica di sabbia(con la quale ci ripresenteremo dinanzi alla grande distesa del Sahara il prossimo marzo)appena tornata dalla Runiceland in Islanda. È arrivata sabato,siamo andati al Deejay Village e poi a cena. La domenica mattina abbiamo corso e poi siamo stati a pranzo con altri reduci del deserto per una domenica davvero molto bella. Inoltre quest'anno ho corso la Deejay Ten per la prima volta con Rada,accompagnadola dal primo all'ultimo metro e lei,come sempre,si è fatta valere. E poi,per la prima volta ad una gara vera,si è iscritta (e l'ha conclusa egregiamente) anche mia sorella Laura.
Dopo una domenica stranamente senza gare,mi sono presentato al via della Lago Maggiore Marathon il 21 ottobre nonostante fossi appena rientrato da tre giorni a Londra.
Sarà l'aria di casa,sarà il bellissimo panorama,sarà la presenza della mia famiglia....ma ogni anno qui faccio una grande gara.Nel 2011 ho fatto il mio personale e mi sembrava impossibile abbassarlo (visto che non farò mai allenamenti specifici per correre più veloce,non mi piace e lo lascio volentieri agli amanti del “cronometro da guardare con insistenza ad ogni km”).Questa volta,oltretutto,ci sono arrivato stanco e mai avrei pensato di chiudere con un tempo di 3 ore e 44 minuti,ben 8 minuti sotto il mio personale.Con me,oltre a Ilaria ed all'eterno Lillo,ha corso anche Heros il re degli accompagnatori.Per lui era la prima esperienza sulla distanza regina e quindi anche uno spartiacque per ciò che sarebbe successo dopo.Il suo spirito agonistico lo ha portato a chiudere con uno stratosferico 3 ore e 44 minuti (è arrivato 40-50 secondi prima di me) e questo lo ha convinto ha cercare di migliorarsi con allenamenti per scendere sotto le tre ore.Gli faccio il mio più caloroso in bocca al lupo,mi spiace però di aver perso un valido compagno di corsa.
La domenica successiva non ho fatto gare,ma un bell'allenamento nei colori autunnali della Montagnetta pronto ad immergermi nel caos della Grande Mela....si,New York.
Sull'edizione 2012 della Maratona di New York,quella mai corsa e forse mai neanche nata,si è già detto e scritto di tutto.I blog ed i social network per settimane non hanno fatto altro che parlare di quella gara.Io ero là,ho visto e posso dire solo una cosa:è stata presa la decisione giusta con una tempistica volontariamente sbagliata.Questo è tutto.
Il 17 novembre sono partito con Heros per Torino dove,l'indomani ho corso la maratona.Non avevo mai pensato di correrla,forse perchè in quella città ci ho lavorato per 8 anni e se potevo,evitavo di andarci.Ma quest'anno mi sono deciso,spinto dal mio amico e grande persona Mauro Firmani.Lui,che della Turin Marathon è testimonial,organizza tutti gli anni i pacer e la sua presenza ad una gara è sinonimo di buona organizzazione della stessa.A questo aggiungiamoci la presenza di Ciro Di Palma ed il gioco è fatto!
Ma la cosa più bella,più vibrante,più emozionante del weekend piemontese è stata senza ombra di dubbio l'aver avuto il piacere e l'onore di accompagnare al traguardo della sua prima maratona un eroe contemporaneo,una delle persone che stimo di più in assoluto.Il grande Giuseppe “Cico” Cicogna.Su di lui si potrebbe scrivere un libro ma ciò che mi piace davvero è la sua dedizione nello stare sempre in prima linea nel sociale,sia esso la lotta alle droghe o la catastrofe nella quale lavorare con la Protezione Civile.Sempre là davanti e sempre con il sorriso sulle labbra,mai una parola fuori posto e sempre tutto sotto controllo.
Cico probabilmente non era allenato per correrla,la maratona.Ma uno così non avevo dubbi che ce l'avrebbe fatta ugualmente.Al diavolo le tabelle e i minuti al km,siamo partiti e via!Ho preferito tenere il freno a mano tirato,la maratona la conosco fin troppo bene per farmi fregare e per far fregare chi corre con me.Sapevo che la crisi sarebbe arrivata e credo di aver fatto un buon lavoro di “accompagnamento” nel tratto più duro per Cico.Negli ultimi km ho cominciato con la mia consueta telecronaca ed il rettilineo finale è stato storico (anche per un mio scivolone sui sampietrini!),ho ricordato a Cico che nonostante tutto il lavoro che svolge quotidianamente stava portando a termine una corsa di quarantaduemilacentonovantacinquemetri!!
Abbiamo tagliato il traguardo io,lui ed Heros con la bandiera della Via della Felicità,con Cico più emozionato che stanco.Ricordo con piacere questa grande giornata di sport.
Il 25 ottobre mi sono rilassato con una corsetta alla Montagnetta mentre molti miei amici erano impegnati con la Firenze Marathon.
Nel frattempo il freddo pungente dell'inverno ha iniziato a farsi sentire e per me che non lo sopporto è iniziata la stagione più difficile.In settimana cerco di tenere un minimo sindacale di allenamento,per lo più sul tapis roulant in palestra dove sono arrivato anche a correre per un'ora e mezza.E poi nuoto.Anche se va a periodi.A volte non nuoto per settimane,a volte faccio più vasche che corsa.Ed ogni tanto,quando il tempo me lo permette,faccio l'allenamento doppio:corsa alla Montagnetta e poi subito in piscina per 40-60 vasche.
Il 2 dicembre ho corso una gara molto bella,molto ben organizzata e sono riuscito anche a far combaciare tutti gli impegni incastrandoli perfettamente con i 25 km collinari del “Giro del colle di San Michele”.Devo fare i miei complimenti al Circuito Running perchè mi sono trovato davvero bene.Sono partito da Milano da solo,sapendo di trovare gli amici di Novara Che Corre sul posto ed accordandomi con Rada che mi avrebbe raggiunto a Novara con il treno.
Dopo 45' di macchina sono arrivato a San Marco di Borgomanero,al palazzetto dove c'era il ritiro pettorali,il ristoro e dove ho aspettato i ragazzi che arrivavano da Novara.Nonostante i 2°C,non ho patito più di tanto il freddo ed ho cominciato a correre nel fango.Ho corso con Lillo che in discesa volava,allenatissimo dagli ultratrail che ogni tanto si spara.
25 km di salite e discese,di continui saliscendi in una splendida giornata di sole.Le mie Brooks Cascadia erano completamente ricoperte di fango,si arrivava da una settimana di pioggia e neve. Insomma,un gara dura ma molto bella e terminata con una chicca:a 2 km dal traguardo stacco Lillo,o meglio,non mi accorgo che lui diminuisce il passo mentre io mantengo il mio.
A pochi metri dal traguardo,quando lo speaker (l'amico Davide Daccò) riconoscendomi mi sta già chiamando all'arrivo,mi volto e non vedo Lillo. Guardo indietro ma nulla,non c'è.
Non ci ho pensato su neanche un attimo:mi sono fermato ad aspettarlo a cinque,sei metri dal traguardo vicino alle transenne con la gente che mi guardava sorpresa. Davide a quel punto ha detto al microfono che stavo aspettando il mio compagno di corse e la gente ha iniziato ad applaudire!Non me lo aspettavo,per me è davvero una cosa normale. Lillo poi è arrivato ed era contento del mio gesto. Questo ripaga più di mille vittorie.
Il weekend successivo,quello dell'8 e 9 dicembre,sono stato a Reggio Emilia per la 17a maratona della bella città emiliana. Sono partito il sabato mattina con il team della “Via della Felicità”,non prima di aver corso nel ghiaccio della Montagnetta con la mia amica Stefanie ed aver fatto con lei un'abbondante colazione proteica. Dopo un'ora e mezza di viaggio siamo arrivati al palazzetto sede dell'expo della maratona. Avevamo,grazie all'intervento di Ciro Di Palma,uno spazio all'interno del palazzetto per il nostro stand. Il sabato è trascorso veloce ed ho avuto il piacere di rivedere molti amici. I mitici Andrea e Alina,i compagni di sabbia Cinzia,Gianluca,Giorgia ed il grande Rossano. Ho conosciuto Franz di Xrun e ho scambiato due chiacchiere con Stefano Baldini che ha anche firmato la nostra bandiera. Alla sera siamo stati a cena tutti insieme e poi a nanna in albergo.
La mattina seguente la temperatura rigida non ha impedito a molti runners di prendere parte ad una delle maratone meglio organizzate d'Italia (forse la migliore) e così anche io,coperto all'inverosimile,mi sono buttato nella mischia.
Dal giorno precedente avevo deciso di stare con Cinzia e correre con lei almeno fino al km 32,punto nel quale lei avrebbe incrociato un suo amico che l'avrebbe “scortata” negli ultimi diecimila.
Lei,con un cenno,mi ha fatto capire che andava bene ma che avrei dovuto non parlare troppo (per me una faticaccia!). Tra noi gente del deserto bastano poche parole così mi sono limitato a qualche battuta,rispettando la sua richiesta. E' stata una bellissima esperienza e comunque qualche risata ce la siamo fatta lo stesso! Stranamente avevo molta energia e ho mantenuto una buona andatura. Mi sono ristorato bene ed ho evitato di strafare,così al km 38 ho aumentato il passo ed ho intravisto la possibilità di chiudere con un insperato crono. Al cartello del km 42,prima dei 195 metri della gloria,come da accordi c'era ad attendermi Heros con la bandiera della “Via della Felicità” issata su un'asta di un metro e mezzo. Me l'ha passata ed ho fatto un arrivo “alla Ciro” sventolandola con una variante:appena superata la finish line l'ho piantata per terra tipo conquistatore. Per la cronaca,e solo per quella,ho corso in 3 ore 50 minuti e 23 secondi.
Il 16 dicembre ho partecipato alla bella iniziativa natalizia di Silvio Omodeo,onorato di essere stato invitato,al parco di Trenno.
Ho chiuso il mio 2012 chilometrico con qualche uscita tranquilla,soprattutto sul tapis roulant e alla Montagnetta. Mi sono concesso un'uscita un po' più lunga (17 km) il 30 dicembre mattina. Per concludere bene l'anno,mentre correvo,ho aiutato una ragazza rimasta senza benzina a spingere l'auto per quasi un km. Arrivati al benzinaio mi ha detto che era contenta che ci fossero ancora persone buone in giro,le ho fatto gli auguri e ho ripreso la mia corsetta felice.

Simone Leo






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Martedì 18 dicembre si è tenuta la consueta cena di Natale di Novara Che Corre, appuntamento ormai collaudato e sempre piacevole. Quella di martedì è stata la terza cena di Natale che ha proiettato la nostra società nel quarto anno di attività. E' stata anche la cena più numerosa con una trentina di partecipanti. Ne è passato di tempo da quel freddo pomeriggio del febbraio 2010,quando l'allora Consiglio Direttivo,decretò la nascita dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Novara Che Corre.Per me eletto Presidente da quella prima riunione,la soddisfazione martedì sera è stata enorme.Da quel progetto iniziale,nel quale si voleva unire un gruppo di persone accomunate dal piacere della corsa inteso più come divertimento che come “impegno cronometrico”,di strada ne abbiamo fatta. In tutti i sensi. Oggi,con circa 50 persone che ogni anno ci rinnovano la fiducia,siamo la prima società novarese a livello amatoriale. Abbiamo atleti che corrono in ogni parte d'Italia e del mondo. Abbiamo Autovelox Nocella,il veterano,fortissimo nelle brevi distanze. Quest'anno alcuni dei nostri si sono cimentati per la prima volta nella distanza della mezza maratona,altri ancora hanno provato l'ebbrezza della distanza regina della maratona. Io e Lillo,come sempre,ci divertiamo solo con le gare estreme ed ecco che NCC è arrivata al traguardo del Grand Raid du Cro Magnon,così come della 100 km del Sahara,del Passatore e della 100 km di Asolo. E' stato bello,martedì,vedere che quello che stiamo facendo è apprezzato.Io,insieme allo Squero e a Lillo,ci sono fin dall'inizio e vi posso assicurare che il lavoro è stato(ed è) duro e non sempre facile.Ma è anche indiscutibilmente la nostra passione e tutto viene fatto volentieri. Volevo ringraziare qui pubblicamente il Vice Presidente Vicario Andrea Squeo.La vita mi ha portato a vivere a Milano ed ho dovuto,a malincuore,delegare molti dei miei compiti a lui.Sta portando avanti egregiamente il lavoro e NCC continua a “correre” principalmente grazie a lui. Colgo l'occasione per augurare al Consiglio Direttivo,agli atleti ed alle loro famiglie un sereno Natale ed un felice e prospero 2013 pieno di km! Buone Corse Simone Leo Presidente ASD Novara Che Corre
 
Carissimi atleti,
Come vuole la tradizione, anche quest'anno si svolgerà la consueta cena di natale. Sarà l'occasione ideale per riunirci, conoscerci e magari raccontarci le nostre avventure. La cena è aperta anche a chi non si è ancora iscritto al gruppo e alle famiglie. Con l'occasione chi vorrà potrà rinnovare il tesseramento per il 2013.
Dunque vi aspettiamo il 18 DICEMBRE presso il ristorante LE DUE SUOCERE in corso Trieste a Novara.

Vi preghiamo di dare gentile conferma della vostra presenza il prima possibile.

Menù
Antipasto di salumi e formaggi
Paniscia
Lombata con fonduta di formaggio di fossa e marmellata di cipolle di Tropea
Dolce
 
Eccomi qua, non potevo mancare alla prima maratona della mia amica Raffaela e dato che per me è la seconda, l’obiettivo è quello di migliorarmi. Sveglia alle 5:00, viaggio in treno con un gruppo di amici maratoneti, tutti con la stessa voglia di correre 42,195 km. Arrivati a Torino percorriamo quelli che saranno gli ultimi faticosissimi metri della  nostra avventura e l’emozione inizia a salire. Ultimi sorrisi nelle griglie di partenza e si parte!

E’ tutto talmente bello che è difficile tenere a freno la voglia di correre, ma so che sarà lunga! Tra lo splendido scenario qualche sguardo viene dedicato anche al garmin, per essere certa di non sprecare troppa energia prima del tempo, come dico con la mia amica Raffa: “Tiriamo le redini!”. Fa freddo e alcuni muscoli faticano a scaldarsi, i chilometri aumentano e anche l’acqua fredda dei ristori crea qualche difficoltà, ma provo a non pensarci, Raffa corre al mio fianco, è in splendida forma, procede sciolta e sorride sempre, voglio correre con lei! Al trentesimo però sento le gambe rigide e la schiena fredda ed è come se fosse bloccata, “Raffa tu vai!”, sta così bene che deve godersi la sua maratona, se lo merita! Stringo i denti mentre vedo che piano piano aumenta la distanza tra me e lei, ma mi dico che manca poco e devo solo mantenere la mia andatura. L’idea di “mantenere” senza aumentare mi rincuora sempre e poi ce la devo fare! Al 36° vedo che il tempo è migliore dell’ultimo lungo corso , allora penso che ormai è fatta, mancano solo 6 km, quelli che corro di routine quando ho poco tempo , e allora coraggio, voglio arrivare al traguardo! Al 40° un ragazzo mi affianca e mi chiede il tempo e se ce la facciamo a stare sotto le 3h e 40’, guardo il garmin, che neanche mi ricordavo più di avere, eccome se ce la possiamo fare!

Non so se ho ancora ne schiena ne gambe, ma la testa si, ed ora è quello l’importante. Inizio a vedere i gonfiabili e sentire la musica, sono stanca, emozionata e contenta e ho ancora  energia per far scendere qualche lacrima di sfogo. All’arrivo vedo solo i primi 2 numeri del mio tempo, sono dei 3!! Mi avvolgono in una copertina dorata, poi  vedo Raffa e il coach, un abbraccio che vale più di mille parole, ce l’abbiamo fatta! E insieme andiamo a farci mettere al collo quella tanto desiderata  e sudata medaglia!

Mariella


 
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Domenica 18 novembre si è corsa la Turin Marathon in una giornata fredda ma assolata.

Tantissimi i runners presenti al via,complice anche l'annullamento della New York City Marathon di due settimane fa.

Tra i molti podisti presenti,anche una discreta rappresentanza di Novara Che Corre!

Alle 9.30 in punto da piazza Castello,infatti,sono partiti Simone, Heros, Mariella, Fabio (alla sua prima esperienza) e Gianluca

I primi due,reduci dalla Lago Maggiore Marathon,hanno fatto un buon allenamento accompagnando un amico comune alla sua prima esperienza sulla distanza regina.Hanno chiuso la loro corsetta leggera in 4h21',soddisfatti e contenti.

Da segnalare la superba prova di Mariella che ha corso in 3h39',chiudendo al 12esimo posto di categoria e risultando la più veloce donna di Novara Che Corre,seguita dall'instancabile Ilaria Balletta.

Mariella 3:39:17
Simone 4:21:40
Heros 4:21:40
Fabio 3:58:50
Gianluca: 4:47:46

A presto!

Simone


 
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Sto sfogliando le pagine del Gazzettino di lunedì 29 Ottobre quando mi cade l'occhio su un articolo dal titolo "Una VeniceMarathon estrema" Vero! Al solo pensiero mi vengono ancora i brividi di freddo.
Sono le 5.55 la sveglia è suonata da 5 minuti, fuori si sente il rumore del vento che sbatte contro le finestre della nostra camera d'albergo quando ad un tratto l'ululato viene interrotto dal suono della sirena che preannuncia l'arrivo dell'acqua alta. Fisso la maglia con il pettorale appesa alla sedia: "Oggi mi sa che sarà dura!". Gli iscritti alla gara sono più di 8000 e quando arrivo a Stra, luogo di partenza, mi sembra che pochi hanno rinunciato nonostante il vento e la temperatura gelida. A fianco a me c'è un ragazzo toscano che sta telefonando a casa, finisce la conversazione con un: "Potrebbe andare peggio! Potrebbe piovere!" Non faccio in tempo ad alzare lo sguardo che una goccia mi colpisce in fronte. Perfetto! Ora non manca più niente! Mi tolgo il sacco di plastica che mi ha riparato finora e si parte! Il percorso si snoda lungo il fiume Brenta tra le sue famose ville. Negli attraversamenti cittadini, Dolo Mira Oriago, siamo accolti da un discreto pubblico e diverse band locali che suonano ogni genere di musica dal pop al metal. Mi caricano molto e ogni volta, dopo averle superate, mi accorgo di aver aumentato l'andatura. La pioggia e il vento non accennano a diminuire, questo è quasi sempre contrario e a Mestre, nell'attraversamento del parco san Giuliano, si fa sentire ancora più forte. Ma è solo un assaggio di quello che ci attende sul ponte della Libertà che collega Venezia alla terra ferma. Se esiste l'inferno questa è la strada per raggiungerlo. Qui la bora raggiunge gli 80 km orari, le gocce d'acqua che ci colpiscono sembrano aghi ghiacciati, fatico molto anche solo ad andare dritto, 4 km di sofferenza! Quando arrivo a Venezia le gambe mi sembrano due pezzi di legno completamente separati dal resto del corpo non so se per il freddo, la fatica o, molto più probabilmente, per entrambi i motivi. Non vedo l'ora di farmi una doccia calda mettermi addosso vestiti asciutti e bere un tè bollente ma prima c'è il traguardo da raggiungere con in mezzo 14 ponti da superare. In molti casi la rampa di salita la percorro camminando, mi consola il fatto di non essere l'unico ad adottare questa "tecnica". Sono sfinito! Arrivo in cima al ponte di barche che attraversa il Canal Grande e finalmente vedo in lontananza l'arrivo in Riva Sette Martiri. Taglio il traguardo esultando come non ho mai fatto, sono anche riuscito a stare sotto le 4 ore ma lontano dal tempo che mi ero prefissato. Poco importa, in una giornata come questa il cronomentro va in secondo piano quello che conta è ricevere la medaglia! Mi cambio rapidamente ma non ho portato abbastanza vestiti caldi, sto tremando, ho così tanta voglia di scaldarmi che "dimentico" Roberta nella zona d'arrivo.....anche per lei è stata una giornata molto impegnativa!
Chiudo il giornale e alzo lentamente lo sguardo osservando due gondole attraccate, un palazzo settecentesco finemente decorato ed in lontananza il campanile di piazza san Marco che si staglia su un cielo azzurro sgombro di nuvole...che bella Venezia in un lunedì di fine Ottobre baciato dal sole!

Riccardo

 
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Strongman Run
Quante volte da bambino, ho sentito mia madre raccomandarsi preoccupata: " non bagnarti!" " non andare nelle pozzanghere", oppure "attento a non sporcarti di fango!". Alla Strongman Run, niente regole, il sogno di ogni bambino della mia generazione, che nelle giornate di pioggia, non poteva giocare in cortile, perchè si sarebbe ammalato, perchè si sarebbe sporcato troppo!
2500 persone gasate eccitate, ma soprattutto travestite! Il clima di gara somiglia ad una goliardica sfilata carnevalesca. L'invito degli organizzatori ad indossare costumi improbabili, nello spirito dell'evento, viene preso alla lettera dai partecipanti. C'è Batman che ci protegge, gladiatori, agenti di Matrix, gente variopinta...
Allo start tutti insieme sotto la pioggia, il 12º ostacolo della gara.
Un po' di attesa, poi lo sparo del cannone il fumo i coriandoli e via si parte! 9km da ripetere 2 volte, tanta pioggia, fango e acqua. Praticamente tutto ciò che le mamme si raccomandano di non fare.
Poco più di un km, e incontriamo il primo ostacolo. Lillo urlando esaltato da il via alla "carica". Un container sbarra la strada, dobbiamo scavalcarlo! Senza neanche rendercene conto, spinti dal basso e innalzati dall'alto, conquistiamo la "vetta"con le braccia al cielo ci voltiamo a guardare il fiume di runner che ci precede. Poi giù, il salto è attutito dalla paglia. La corsa riprende e dopo un breve passaggio in paese, ad attenderei c'è una distesa di copertoni. 
Si barcolla si cercano appigli, trovo la spalla di Simone, ma lui perde l'equilibrio, quasi cado, Lillo ha già superato l'ostacolo con l'agilità di un capriolo, Valentino non è da meno e lo segue. C'è parecchio pubblico, e il corridoio di ombrelli schiamazzanti ci conduce al vicolo che imbocca la salita.
Si sale, e dopo poco l'asfalto cittadino lascia spazio allo sterrato di una salita impervia e spaccagambe. 
Lunga, lunghissima, tutti incolonnati si sale, la corsa diventa energica camminata. In lontananza la chitarra di un complesso punk segna l'arrivo ad un nuovo ostacolo. 
Finalmente si scollina su una piccola spianata. Ad attenderci c'è una grossa vasca di schiuma. Lillo e Valentino che guidano la spedizione, affrontano per primi la traversata. Arriva anche il nostro turno, saltiamo il parapetto e scopriamo che oltre alla schiuma, c'è anche l'acqua, gelata! 
Coperti di soffice materia schiumosa continua la corsa. Si continua nel bosco, salita e fango.
Il passo diminuisce inevitabilmente , l'appoggio è instabile. Si rischia di scivolare.
Al termine del sentiero inizia la discesa verso il paese. Finalmente asfalto e discesa!
Qualche tornante e poi un lungo rettilineo che porta nei pressi di una chiesetta. Ad attenderci un muro da scalare aggrappati ad una tela di corda. L'ennesimo ostacolo si supera facilmente. Proseguiamo sul sentiero che ci conduce verso il centro storico di Rovereto.
Dopo qualche vicolo, una leggera curva ed una scalinata, nascondo un'altra insidia.
Si scende verso il fiume che attraversa Rovereto. Dobbiamo attraversarlo. 
C'è un po' di calca e non si capiscono bene le modalità di superamento dell'ostacolo. Si intravedono però, posizionati in prossimità del fiume, uomini della protezione civile con la muta e un "hovercraft" . Bisogna lanciarsi in acqua e poi attraversarlo! 
Lillo non esita e si butta, noi meno coraggiosi scendiamo da una piccola scaletta e lo attraversiamo. 
Con i piedi intorpiditi dall'acqua gelida ci arrampichiamo sull'impalcatura d'acciaio sull'altra sponda approdando nelle vie del centro storico. 
C'è un sacco di gente al riparo degli ombrelli che ci applaude e ci incita. Continua a piovere. 
Si corre tra vicoli e scalinate fino ad una piccola piazzetta quasi interamente occupata da due enormi muri di fieno. Acceleriamo accennando una breve rincorsa per avere maggiore slancio.
Lillo supera energicamente l'ostacolo, Valentino, senza problemi, io e Simone grottescamente fantozziani. 
Al Secondo muro di fieno, Lillo replica in scioltezza come al primo, Simone supera con meno difficoltà, Valentino idem, io tento e ritento finché, trovo le mani di Valentino che impietosito mi evita ulteriori umiliazioni.
Riprendiamo la corsa mentre i miei compagni si fanno beffa di me. Ora si striscia sotto un telone di iuta, poi corsa e muro di legno, facile da scalare. 
Costeggiamo il fiume fino ad un ponte, si passa sotto e si risale dall'altro lato, dobbiamo scavalcare la ringhiera calarci con le corde, camminare in bilico su una rete di corda e risalire aggrappati ad una fune.
Lillo non sbaglia, sembra l'uomo ragno, Valentino oltrepassa sicuro, Simone sembra uno speleologo esperto, io mi calo sicuro e scivolo rovinosamente quasi nel fiume ricavandone una sbucciatura al gomito. 
Dopo i soliti beffeggiamenti nei miei confronti, si riparte verso la conclusione del primo giro del tracciato.
Corriamo veloci verso il punto di partenza che segna la conclusione della prima parte di gara, l'ultimo ostacolo ci attende gelido e umido. 
Dobbiamo infatti attraversare la piscina comunale.
Entriamo nel comprensorio natatorio di Rovereto, il percorso prevede prima l'attraversata della piscina dei bambini, con l'acqua alle ginocchia, poi la piscina degli adulti. A NUOTO! 
L'acqua è verde intrisa di fango. Qualche risata e un po' di perplessità e poi il tuffo! Al contrario delle premesse si rivela veramente benefica la nuotata fuori stagione. Simone non è dello stesso parere! 
Al termine della vasca, si riprende per affrontare il secondo giro.
La ressa ormai cremata, ci da la possibilità di correre la seconda parte di gara in condizioni migliori. La strada è sgombra, e possiamo accelerare il passo. 
Gli ostacoli si superano senza nessun impedimento.
Lillo ormai bagnato fradicio, infastidito dai pantaloncini, che aveva già dichiarato per spacciati, decide di sbarazzarsene. 
In costume, rigorosamente a mutandina, corre indifferente tra le risate mie e di Simone, mentre Valentino osserva perplesso. Ricominciano le prove fisiche che abbiamo superato in precedenza, il container, i copertoni, la salita, la vasca di schiuma, il muro di corda, il fiume da guadare, dove Lillo replica il tuffo, i muri di fieno, dove io replico una grottesca scalata, i muri di legno, la calata con le corde sotto il ponte. 
Ovviamente anche al secondo tentativo cado rovinosamente con ulteriori escoriazioni. 
Finalmente il gran finale con nuotata.
Compatti goliardici e qualcuno smutandato, tagliamo il traguardo col le braccia al cielo.
YES! We are STRONGMAN!

ANDREA

 
Si sale in silenzio, nessuno parla.

In coda, tutti tengono lo stesso passo, nessuno, nelle nostre posizioni, ci pensa minimamente di sprecare energie e fibre muscolari per un sorpasso in salita. Il tempo è cadenzato dal ritmo dei nostri respiri, il mio brontolio è amplificato dal cappuccio del guscio in gorotex della Salewa che orami da ore è alzato sulla mia testa. Il cappellino con la visiera aiuta molto, piegando in avanti la testa attenua le frustate che acqua e vento si divertono a infliggerti appena trovano spazio tra gli alberi. Si gli alberi, siamo ancora giù di quota, l’acqua e ancora tale e un po di riparo ci viene dato dalle fronde ormai cariche d’acqua e pensare che solo due sabati fa’ più o meno alla stessa quota……..

“HEI!!! Ci sono anche i lamponi! Mario! Paolo! Ilaria!”

Non serviva dirgli nulla, erano li fermi in curva sul sentiero che ti porta al rifugio degli Angeli a mangiare lamponi da una mega piantagione. Tra i mirtilli spuntava anche qualche fungo che prontamente ho immortalato.

“Eccovi! Lasciatene qualcuno anche a me!”, “Dove eri finito?” mi chiedono “A mangiar mirtilli, a Novara di così grossi selvatici non ci sono neanche al supermercato”.

“Che caldo!!”

Eh si! era una giornata caldissima, ricordo che al rifugio degli Angeli tutti erano in maniche corte, il Meteo aveva previsto lo zero termico oltre ai 4000 metri. Il cielo era di un blu elettrico e i raggi del sole non ti lasciavano scampo.

Si sale, si sale sempre più in alto tutti in gruppo. Paolo dopo poco ci dice di andare, di non aspettare ci saremmo rivisti al traguardo, lui faceva il giro medio.

Si arriva al rifugio degli Angeli, cerco qualcosa di freddo di fresco, acqua ho voglia di acqua gelata ma anche quella che di solito a quelle quote ti punge i denti non riesce a mitigare la mia calura. Si brucia.

Sudo da tutti i pori, salendo ho dovuto togliere i guantini da ciclista che indosso non avendo portato le bacchette….

Guantini……. Le mani incominciano ad essere umide, appena usciti da Champex-lac ci siamo cambiati alcuni indumenti, io avevo infilato i pantavento e i guanti “Water resistent”….. mmm “resistenti all’acqua” così me li hanno venduti ma ha ragione Gigi, saranno definiti così perché resistono alla neve ma non all’acqua, non di certo a questa acqua, dovevo prendere dei guanti da immersione o come dice Giancarla Agostini i guanti per lavare i piatti. Ogni tanto qualcuno si ferma, si sistema e vengono passati dalla fila e tutti, gentilmente, chiedono se va tutto bene. Io e Gigi ci alterniamo, un po’ avanti lui un po’ avanti io ma sempre vicini. Abbiamo lo stesso ritmo e nessuno dei due deve faticare o aspettare per stare dietro all’altro.

Eppure giovedì mattina da Novara eravamo partiti in tre…………………………….

Sbalorditivo, Gigi è fuori dalla palestra di Trecate che cammina avanti e indietro eppure sono puntuale, Giorgia non mi avrebbe mai permesso di fare arrivare lei ed Alessia in ritardo al collegiale di ginnastica artistica.

Scendendo dall’auto mi salutano con un caloroso bacio e un forte imbocca al lupo.

Gigi carica tutto in macchina e ci dirigiamo in quel di Novara a recuperare Lillo che si fa trovare pronto e scattante. Una fermata al distributore e mentre il benzinaio fa un prelievo dalle nostre tasche si parla di quello che dobbiamo fare e si scopre che Lillo non ha stampato il foglio del corridore necessario per prendere il pulman per Chamonix. Poco male è presto, si passa da casa, si stampa e via direzione Courmayeur. Incomincia a piovere dopo Ivrea e l’atmosfera che ci circonda non è prettamente estiva e' quasi invernale la temperatura esterna e' 14 gradi....

14 gradi al Rifugio degli Angeli??? Pazzesco!!!Si riparte. Dopo un piccolo tratto in salita si scollina e iniziamo la discesa, ripida e divertente. Mario e' avanti e il lo seguo, e' veloce e leggero ma riesco a stargli dietro sino a quando madre natura non chiama e mi fermo per un pipistop. Si riparte, spingo e ooooooh a momenti misuro il sentiero con la faccia ma grazie alla mia prestanza atletica a un grosso colpo di culo e a una mano di tutti gli angeli del rifugio riesco a stare in piedi. Ok meglio rallentare, tanto lo riprendo. Di Ilaria non c'e' piu' traccia, questa mattina il suo stomaco era in subbuglio, per nulla in forma. sapremo all'arrivo che si e' ritirata. La discesa in singol trak sbuca su una strada bianca e si prosegue tranquilli sino al ristoro seguente. "Tranquilli" per modo di dire, si suda come dei dannati sembriamo due puzzole, anche ad occhi chiusi riusciremmo a seguirci. Due partecipanti ci raggiungono, ci superano e a Mario scatta in maniera naturale lo spirito di competizione anche se quella non lo e', si chiama Trek di Valgrisenche apposta. E' piu' forte di lui, e' un istinto naturale come quello della sopravvivenza, deve stare avanti. Lo lascio fare ma io non ho il suo passo e mi accodo al gruppo. Si arriva al ristoro, Mario primo dei quattro. Uno dei due mi chiede se mi trovo bene con le scarpe, Niche Pegasus da Trail, gli rispondo che vanno bene, per me, su sentieri con poche rocce e poco ripidi in discesa la suola e' troppo morbida, per il resto sono ok. C'e' chi chiede la crema solare, stiamo cuocendo. Si riparte, Mario sempre avanti, ridiamo commentando quello che ha detto l'anziana al rifugio "salite pesanti non ce ne sono piu' la prossima sono solo trecento metri io la faccio con la gerla"...... Alla faccia!

Ma chi e' "la nonna Bolt"

Si suda, e si sale. Si arriva al lago di San Grado e lo spettacolo che ci si para davanti è maestoso si vedono la testa del Ruitor, la becca du Lac e la punta Ormelune con il rispettivo ghiacciaio. Ci si ferma giusto il tempo per la punzonatura e si riparte, l’occhio di Mario sbircia sempre le retrovie i nostri inseguitori si vedono ma sono sempre staccati.

Si oltrepassa il ponticello e si scende…….



….. è si!! scende! Il termometro dell’auto continua a scendere. Arriviamo in quel di Aosta ci si ferma al negozio della Montura (il commesso capendo che eravamo dei partecipanti al CCC ha esordito “quella gara porta Iella c’è sempre brutto tempo”…… in effetti) per poi ripartire alla volta di Courmayeur. Lo stomaco brontola ma è tardi non sappiamo bene gli orari dei pulman ne da dove partono, il parcheggio del Mac è stracolmo e decidiamo di proseguire, un bar sulla strada lo troveremo per un panino, niente!

Si arriva al parcheggio dei pulman di Curma dove Gigi chiede in biglietteria se sanno da dove partono le navette del UTMB………………..nessuno sa nulla.

Altri ragazzi che erano li come noi decidono di fare una macchinata, ma noi no. Impossibile da qualche parte le navette devono pur esserci. Non ricordo perché si decide di andare a Dolon, non ci costa nulla.

Ci troviamo nel parcheggio del centro sportivo un gazebo con scritte del UTMB e l’insegna del pulman ci fa capire che il posto è giusto, parcheggiamo ormai è impossibile avvisare gli altri.

Mentre scendo dalla macchina mi viene un flash; mi rivedo in questo stesso parcheggio il mese scorso mentre cammino avanti e indietro aspettando Gigi e Silvia, mi ero appena ritirato dal GTV perché la testa non c’era più; inutile GTV è la mia croce due anni e due ritiri.

Ritirarsi……mmmm che tempo di merda che c’è! Direttamente proporzionale al nostro umore. Ha smesso di piovere ma i nuvoloni bassi e neri che ci circondano non fanno presagire nulla di buono per domani.

Una ragazza, molto carina, è seduta vestita da trail con lo zaino, sbuca anche un altro ragazzo nelle stesse condizioni, un altro e poi ancora un altro. Ci chiediamo se quest’anno oltre allo zaino dobbiamo andare anche vestiti pronti per la partenza. Ci viene il dubbio e ci avviciniamo, scarpe infangate e …pettorale?!?!?

No! No! Devono essere della TDS. La ragazza parla Italiano, per fortuna, noi siamo tre verze e non parliamo ne francese ne inglese; giusto qualche parola ……. come l’italiano del resto! Le lingue un mondo tutto da scoprire per noi. La ragazza, dicevo, si era ritirata dalla TDS per il fango, la pioggia e il freddo. Lei da Bresciana a quelle condizioni era abituata, come collaboratrice dell’organizzazione del Maddalena Urban Trail sapeva cosa voleva dire correre in quelle condizioni ma questa volta era davvero troppo. Si era ritirata al 20° km come tutti gli altri che erano li. Molti, troppi e la cosa ci preoccupava ancora di più! Sulle nostre facce il sorriso strappato dal quel bel viso non era più così smagliante e negli occhi di tutti si leggeva la stessa cosa…… domani che accadrà!?!

Il pulman ritarda ad arrivare e così Gigi va in spedizione in cerca di cibo, arma in pugno si addentra nella boscaglia e dopo poco torna dal bar con tre focacce e due bottiglie di acqua minerale. Grande Gigi!!!

Acqua fresca! Che goduria…..



…….acqua! dell’acqua gelata. Quante volte l’ho cercata nel trek di Valgrisenche. Fortunatamente non mancano ruscelli, fontane con un acqua fresca, gelata! Si lascia il sentiero che parte dal Lago di San Grato e si passa su una strada bianca per qualche km sempre in discesa. I nostri inseguitori ci marcano, si avvicinano e Mario allunga il passo per distanziarli, chissà fino a quando riusciremo a tenere il passo. Si arriva al ristoro dove si può ancora scegliere quale giro fare e dove Ialria si è ritirata. A Surier e di Usellière (q.1785) noi decidiamo di proseguire per il percorso strong e si parte.

Per arrivare al rifugio Bezzi bisogna fare alcuni km sulla strada bianca, in salita. Il sole è caldo a picco sulle nostre teste, il cielo azzurro, blu. Nessuna nuvola, il riverbero del sole sulla strada è forte, Mario ha gli occhiali da sole io no, non li uso mi danno sempre fastidio ma nei giorni a seguire avrei maledetto quella mia scelta, il sole troppo forte mi aveva lasciato il segno un fastidio all’occhio sinistro ogni volta che lo chiudevo che fortunatamente è poi passato. Sono stato un cretino, non si scherza, mi manca solo quello!

Si suda troppo, l’acqua non basta, i Sali sono indispensabili. Divido le pastiglie di polase con Mario, prima di sera finiamo un blister. Mario ha il capellino, io la bandana, li continuiamo a immergere in ogni ruscello, rigolo d’acqua fredda per poi coprirci il capo. Il refrigerio è immediato ma dura poco. Lascio che un pezzo di bandana mi cada sulla fronte, mi copra il naso. Non avendo visiera devo trovare un modo per coprirmi il volto ed evitare un’insolazione. Il caldo ci impedisce di correre, il passo è sempre sostenuto ma di correre non se ne parla. Arriviamo al rifugio Bezzi e al ristoro dove ci rifocilliamo, facciamo il pieno di liquidi. Si riparte.......



…. si parte, il pulman è finalmente arrivato e in un attimo siamo a Chamonix, piove ma la fermata del pulman è vicino al palazzetto del controllo zaini. Ci mettiamo in coda e dopo mezz'ora tocca a noi. Rispetto all'anno scorso non controllano tutto ma solo tre cose: il guscio impermeabile, il cellulare e i pantavento, ci hanno fatto firmare una dichiarazione che porteremo tutto il resto e siamo passati oltre. Il giro dura un quarto d'ora e alla fine siamo pronti per la partenza. Facciamo due passi tra gli stend del UTMB e raccattiamo volantini delle gare più lunghe che troviamo, per me rimarranno solo un sogno. Decidiamo di tornare a Curma, dovrebbe raggiungerci anche Sabina che vuole vedere le partenze, chiediamo alla Casa Vacanze di Cameri e le diamo conferma. A Curma non potevamo farci mancare l'apericena alla focacceria in centro con una bella birretta. Ci dirigiamo alla Casa Vancanze dove ci vengono date le stanze, due letti a castello, ci sistemiamo e andiamo a cena. Cena? Un banchetto!! La cuoca, una amica di muroduro di Gigi è fantastica. Io lascio il gruppo prima degli altri, sono cotto voglio andare a letto. Poco dopo mi raggiungono, due battute e si decide di prepare tutto l'indomani la colazione è fissata per le 7.30 quindi abbiamo più di un ora per prepararci. La mia notte vola, tranquilla, mi sveglio come sempre alle cinque, il mio orologio interno non è cambiato, ne approfitto per andare in bagno nel corridoio. Alle 7 siamo già tutti svegli e incominciamo a preparare le prime cose, sono ancora indeciso se usare le scarpe in gorotex o no. Sabina dice che le scarpe in gorotex se piove forte si riempiono d'acqua e il gorotex non lo lascia uscire, mentre le scarpe normali si bagnano in fretta e si asciugano altrettanto in fretta. Bha, le previsioni non danno temporali ma pioggia moderata per tutto il tempo, neve sopra i 2000 metri, ci penserò a stomaco pieno. Andiamo a fare colazione e se la cena era un banchetto, la colazione è degna di un re. Ci abbuffiamo con ogni ben di Dio e torniamo a finire lo zainetto, il mio è quasi pronto mancano solo le scarpe. Do due scaldini sia per mani che per i piedi a Lillo e Gigi, optiamo per cambiare i guanti a Lillo e gli do un mio paio come pure il guscio rosso più caldo e resitente del suo. Gigi è pronto opta per le scarpe in gorotex e io mi adeguo alla sua scelta, Lillo scarpe da trail normali. E' tardissimo, salutiamo tutti prendiamo le auto e andiamo a a Curma, coda!

Come coda!! sono le 9.20 alle 9.30 non ritirano più le sacche. Non so come ma riusciamo a passare, lascio Gigi nelle vicinanze della partenza per portare le sacche del cambio che verranno lasciate nella palestra di Chamonix. Io cerco parcheggio, un'impresa, nelle vicinanze è tutto pieno. Faccio un giro, nulla. Faccio un secondo giro, nulla. Un terzo e in una piazzettina ci sono tre posti, un cartello dietro a un'edera dice divieto di sosta proprietà privata. Non mi fermo ne faccio un quarto è l'unico buco libero, manca poco alla partenza meno di dieci minuti. Decido di lasciarla li e in quell'istante arriva anche Sabina, la mette affianco alla mia. Le chiedo cosa ne pensa ma logicamente cosa volete che mi dica, cerca di rassicurarmi. Lascio sul cruscotto copia dei fogli del corridori penso che se vedono che sono un partecipante alla gara, magari, dico magari non mi fanno portare via l'auto. E' l'unica soluzione, chiudo e via di corsa alla partenza. Il dubbio di ritrovare l'auto mi ha perseguitato sino alla fine. Ci ritroviamo dopo un po di telefonate, ci dirigiamo alle griglie e scopriamo che anche quest'anno si parte scaglionati. Non ricordo che ci abbiano chiesto che tempo prevedavamo di impiegare. Fa nulla, l'emozione non è la stessa dell'anno scorso, mi guardo intorno con serenità. So cosa mi aspetta, le fatiche che mi attendono, il dolore la gioia. Noto di essere circondato da persone della mia età e tante più stagionate; di giovani ce ne sono pochi. L'età media del CCC è di circa 45 anni, pazzesco, cosa ci spinge a una tale esperienza cosa cerchiamo, cosa dobbimao dimostrare, dimostrarci? Nulla! Io schederei tutti non dobbiamo essere troppo a posto e sicuramnte uno bravo che ci possa curare non esiste.

Parte il primo gruppo, dopo dieci minuti al suono dell'inconfondibile colonna sonora del UTMB “ The Conquest of Paradise” di Vangelis e con la pelle d'oca dall'emozione che finalmente si fa sentire partiamo anche noi. Si parte piano, non ci affrettiamo siamo rilassati, ci godiamo tutta la gente che ci sprona che ci incita, un gruppo di ragazzi suonano i tamburi al nostro passaggio il centro di Curma si ferma, tutti urlano, gridano suonano le campane. Lasciamo Curma direzione Rifugio Bertone visto che la Tronche ci è stata tagliata, come lo scorso anno, speriamo non lo stesso incubo. Si sale in coda, sembra di essere in autostrada direzione mare, siamo sempre fermi. E' uscito il sole e ci si sveste, seguo il consiglio di Gigi e lego alla vita il guscio, mi sa che oggi sarà un continuo mettere e togliere. Continua la salita..........

…....salita. Quella dopo il rifugio Bezzi la ricordo molto bene, l'anno scorso Gigi mi ha dovuto aspettare più volte, mi tiravo dietro la fatica della Valdigne, quel senso di sfinimento non mi mollava. Quest'anno era tutta un altra cosa, riuscivo a salire ancora discretamente e a tenere un bel ritmo, per me naturalmente. Mario instancabile si mette in posa per un paio di foto con dietro il ghiacciaio. Si arriva a Becca Refreita da dove si può ammirare tutta Valgrisenche. Il caldo si fa sentire e Mario incomincia ad accusarne un pò, un senso di nausea lo costringe a rallentare ma ormai siamo all'ultimo ristoro Chalet de L'Epée, finalmente acqua ghiacciata a volontà, non mi sarei più staccato da quella fontanella. Ci fermiamo qualche minuto e poi si riparte, il resto della gara è quasi tutto in discesa, ricordo bene l'anno scorso quando Sergio tirava me Gigi e Claudio giù per i tornanti nel bosco. Quest'anno non li abbiamo presi loro due sono partiti prima alle 7 io e Mario dopo mezz'ora per impiegarci lo stesso tempo.

Arriviamo al traguardo assieme, contenti di aver passato una bella giornata cotti dal sole. Bevo qualcosa, saluto Marco Bettaz e tutti gli amici che mi stavano aspettando, Roberta, Paolo, Ilaria ecc.; mi sciacquo con la tanica da 10 lt. che avevo in macchina e torno a casa. E' dalle 4 che sono in piedi e non vedo l'ora di riabbracciare Sabrina, visto che è qualche giorno che non ci si incontra, per cena sono a casa. In macchina rivivo alcuni momenti del percorso e mi soffermo sull'immagine del Rifugio degli Angeli in pieno sole l'anno scorso era imbiancato da una spruzzata di neve...........

… neve! Chissà se e' vero che sopra i 2000 metri troveremo neve?! Si arriva al rifugio Bertone, il gruppo un po' sgranato si ricompatta. Mi siedo un attimo e cambio le calze, con queste scarpe non vanno bene, continuano a scivolarmi all'interno se continuo così non arrivo neanche al 20°km. Sembra andare meglio, si riparte. Si continua a salire sino al rifugio Bonatti, qui Gigi e poi Lillo prendono il brodo su cui galleggiano delle specie di crocchette, Lillo sostiene ancora oggi che siano quelle dei cani. Mi sistemo, il vento si è alzato ed incomincia a gocciolare, rimetto il guscio non ho voglia di farlo tra poco. Le gocce si trasformano in piogerellina ma continuiamo a salire. Si arriva ad Arnuva, Lillo è dietro io e Gigi iniziamo la salita per il Gran col Ferret, continuo a voltarmi per vedere se arriva. A metà del primo strappo vedo che è fermo, si è tolto lo zaino, continua a tirar fuori e ritirare roba. Sta cercando qualcosa, vuoi vedere che questa mattina mentre lo aiutavo non gli ho messo dentro qualcosa? No sono sicuro che c'era tutto. Abbiamo controllato e rincotrollato a vicenda i nostri zaini per essere sicuri di non dimenticar nulla.

Decido, scendo. Grido a Gigi di andare avanti, lo avremmo ripreso. La coda che sale mi guarda sbalordita, si sta chiedendo cosa io stia facendo? Vorrei tranquillizzare tutti ma sarebbe inutile. Lillo si è fermato davanti alla Jeep della croce rossa, appena mi vedono arrivare (mi avranno sicruamente seguito con lo sguardo ero l'unico che scendeva) fanno per scendere dall'auto ma si bloccano, vedono che mi fermo da Lillo che intanto aveva trovato i pantavento. Lo aiuto a ritirare tutto, recupero le borracce da terra e si riparte. Mi giro e gli dico “seguimi e tieni il passo”, mi sembravo un veterano della scuola dei maghi di Harry Potter che porta i novizi alle proprie camere, volevo aggiungere “attenti alle scale a loro piace cambiare” hihihi..

Saliamo veloci e dopo un po' raggiungo Gigi, siamo quasi al colle, l'acqua si è trasformata in ghiaccio e il vento è molto forte alza nuvole di neve ghiacciata. In quello scenario polare vedo spuntare sopra di noi due figure, sono una mamma con la sua bambina, avrà avuto 8/9 anni. Vestite pesanti stavano scendendo, non seguivano il sentiero non volevano disturbarci, la mamma chiede alla figlia “vuoi la mano?”, la piccola si gira e un po' scocciata le risponde “ no! Stai scherzando?”. Mi sono sentito una merda, io mi stavo lamentando del tempo dentro di me e quella bambina mi ha dato una lezione di montagna, stai zitto mi dico, taci fighetta!

Scolliniamo, con un vento pazzesco, aspetto Gigi e intanto guardo i volontari che sono li solo per noi, loro sono i veri eroi di tutta la gara, li al freddo al gelo sino a quando l'ultimo di noi non sia passato. Ripartiamo, ci aspettano quasi 1000 metri di dislivello negativo in 10 km, se non ricordo male dovrebbe essere anche divertente. Lo sarebbe anche se solo ti lasciassero passare con più facilità. Non capisco, la prima cosa che Silvio mi ha insegnato è che se senti qualcuno arrivare o in salita o in discesa vuol dire che va più forte di te e quindi lascialo passare, meglio per entrambi. Qui invece non si schiodano neanche a chiederlo, ti costringono a passare in posti assurdi e si lamentano pure, merd!!! Arriviamo al La Fouly, il banchetto è ricco ma non ricordavo tutta questa calca l'anno scorso, controllo i passaggi e scopro che ci siamo in ritardo di un ora. Fa nulla importante è finirla. Spostano i cancelli orari, possiamo prendercela comoda. Rifocillati si riprende a correre, prossimo ristoro Champex Lac ma prima ci aspettano 500 metri di dislivello negativo in 9 km, molto corribile e infatti lo facciamo. Una ragazza, molto ma molto carina ci sorpassa e visto che il panorama che offre è decisamente piacevole le stiamo dietro, dopo qualche km chiede se vogliamo passare avanti noi, purtroppo è in francese...... che Verza che sono!! Le faccio segno che sono già al massimo, sorride e schizza via come una lepre.

Il gruppo a Pranz de Font si ricompatta e assieme attraversiamo il paesino delle fiabe, casine stupende curate nei minimi particolari, giardini magnifici e fuori sulla strada, bambini, ragazzi e adulti improvvisano ristori privati. Beviamo dell'ottimo the credo al ginepro e ripartiamo. Ha smesso di piovere, gocciola e da lontano si vede Champe Lac. Inizia la salita e nella testa mi continua a girare un'idea “non fermarsi al ristoro”. Mi rivolgo a Gigi e a Lillo “ sentite, il prossimo ristoro è il più grosso di tutti, se arriviamo che non diluvia propongo di fermarci il minimo possibile, di tirare dritto. Se ci fermiamo ci raffreddiamo e bisogna cambiarsi ormai è tardi inizia a imbrunire. Poi perderemmo più di un ora per mangiare e cambiarsi per non parlare delle posizioni che recupereremo” entrambi la pensano come me ad eccezione delle posizioni non gli interessa molto ma risparmiare un cambio potrebbe essere determinante con questo clima.

Si sale, la salita di sei km e quasi 400 D+ non è pesantissima. Arriviamo praticamente assieme, andiamo a bere e ci guardiamo in faccia. Gigi lamenta un po' di mal di stomaco quindi tocca a lui decidere cosa fare, “si parte, se sto male” dice “torno indietro”, “torniamo!!” ribatto io. Poco fuori dal rifugio ci accorgiamo che è meglio mettere le frontali, Lillo ha le mani ghiacciate e se le scalda come meglio riesce, rinfila i guanti ormai zuppi. Mettiamo i pantavento anche io e Gigi, metto i guanti pesanti e si riparte. Un tratto su asfalto che costeggia il lago e poi ancora sentieri e poi ….......

Si sale in silenzio, nessuno parla.

In coda, tutti tengono lo stesso passo, nessuno, nelle nostre posizioni, ci pensa minimamente di sprecare energie e fibre muscolari per un sorpasso in salita. Il tempo è cadenzato dal ritmo dei nostri respiri, il mio brontolio è amplificato dal cappuccio del guscio in gorotex della Salewa che orami da ore e ore è alzato sulla mia testa. Il cappellino con la visiera aiuta molto, piegando in avanti la testa attenua le frustate che acqua e vento si divertono a infliggerti appena trovano spazio tra gli alberi. Si gli alberi, siamo ancora giù di quota, l’acqua e ancora tale e un po di riparo ci viene dato dalle fronde ormai cariche d’acqua.

Hanno detto che a Bovine incontreremo ancora la neve, intanto i sentieri sembrano ruscelli, chi mi precede crea delle piccole dighe ogni volta che appoggia il piede, fortunatamente le scarpe in gorotex della The Nord Face reggono, non un filo d'acqua e la temperatura non lascia sudare il piede. Le uniche sono le mani, bagnate incominciano a sentire il freddo.

L'acqua passa a nevischio e poi a neve, il vento incomincia ad aumentare. La neve rimane sempre di più ai bordi del sentiero nel mezzo si trasforma prima in fanghiglia poi, salendo è neve. Si sentono le campane di alcune mucche e dietro a una curva si scorge un fabbricato, sembra una stalla, il ristoro è li dentro. Entriamo, come prima cosa la punzonatura, una ragazza è avvolta, seduta su una panca, da una coperta termica. Le portano una coperta di lana e un volontario incomincia a massaggiarla, trema ha freddo ma sorride. All'interno è un grande movimento, bevo una tazza di the caldo e cerco con lo sguardo Gigi. Due grossi pentoloni sono su un fuoco da campo mentre una persona è da spola con le brocche per l'acqua calda. C'è chi si siede, chi si cambia. Gigi si avvicina, mi dice che dobbiamo ripartire prima di raffreddarci. Sono d'accordo, un ultimo sguardo all'interno della “stalla” mi sembra di lasciare una locanda come descritta nei libri di David Eddings. Esco, l'aria gelida mi entra nelle ossa, so che l'unico rimedio è scaldarmi, devo correre.

La neve spinta dal vento entra dal cappuccio, frusta la faccia. Seguo gigi e le frontali davanti a noi. Il prato lascia il posto al sentiero, un single track ed è li che la vediamo per la prima volta o meglio ci arriva alle spalle, un campanaccio attaccato al collo, enorme, scura, nera con due corna lunghissime. Una mucca!!! la lasciamo passare, ci precede sino a delle rocce, si ferma e le guarda imbronciata, incazzata inizia a muggire. MUUUUUU! MUUUUUU!! MUUUUUU!!! si volta, ci guarda. Gigi le si avvicina, “attento!!” gli dico. Le si affianca e con cautela la supera, lo seguo e la bestia vedendoci passare si incazza ancora di più!!! MMMMUUUUUUUUUUUUUU!

Iniziamo a correre, la discesa e il sentiero sono belli, peccato per la neve. Un rigagnolo segue il sentiero sulla sinistra, sul suo bordo riusciamo a superare molti concorrenti. L'erba è però resa scivolosa dalla neve e siamo costretti più volte e tornare sul sentiero infangato. Si scende, il ruscello allaga più volte il sentiero sino ad un bivio dove abbandona il tracciato. Non resta che seguire il fango, le rocce scivolose.

Le racchette si rivelano utilissime e più volte aiutano a saltare un lago o a frenare scendendo da una roccia viscida. Il bosco inizia a essere più fitto, si sentono delle campane, crediamo di essere vicino a Trient, il prossimo ristoro. Strano le campane di solito le senti davanti a te, a fianco nel peggiore delle ipotesi ma dietro!!???? Non ci diamo peso, continuiamo a scendere, aumentiamo il passo e continuiamo a superare.

Le campane sono vicine, vicinissime. “Siamo quasi arrivati!!” ci diciamo …..... ma a entrambi nasce lo stesso dubbio e assieme diciamo “ ma strano sono dietro, sono vicino, sono più di una!”. Mi giro, nel buio la frontale illumina due occhi rossi, “CAZZOOOOO!!!” mi volto, davanti c'è Gigi. Urlando “MUCCAAAAA!” mi scosto verso monte e lascio passare l'enorme bestia. Gigi a sua volta spostandosi urla “MUCAAAAAA!” anche se chi ci precede è francese capisce cosa sta succedendo e si sposta. Ritorno sul sentiero e non faccio a tempo a ridere con Gigi che si sente una altro campanaccio vicino, un altra mucca e poi un altra ma più lente, più spaesate. Le lasciamo passare anche se poco più avanti si perdono in un altro sentiero. La prima continua imperterrita avanti a noi fino a che ci raggiunge il mandriano, parla francese e questa volta dico Verza lui, se avesse parlato anche italiano avrei capito subito che dovevo fermarla, hihiihi. Gesticola e dice qualcosa, io lascio passare la bestia. “NOOOOO!!!” impreca lui. Agita le braccia e chi mi precede capisce cosa deve fare, si mette a sventolare le bacchette, lei si ferma e torna indietro, io la lascio passare pe tornare verso il proprietario che fatica non poco a farla calmare per poi perderla in un altro sentiero, lontano dal nostro cammino.

Proseguiamo, ormai siamo arrivati a Trient. Subito il pensiero va a Lillo, “lo aspettiamo qua” ci diciamo. Il piano è quello di cambiarci da capo a piedi, calze comprese anche se sono solo umide dal sudore. Gorotex, amato gorotex hai fatto il tuo dovere. Troviamo due posti liberi su una panchina e ci fondiamo ad occuparli, inizia la svestizione e la successiva vestizione. Ho freddo, stranamente freddo anche dentro la tenda. Devo mangiare qualcosa di ipercalorico e bere liquidi caldi. Così faccio e dopo poco il tepore del cibo e le calorie fanno il loro dovere. Mi cambio da testa ai piedi, ho un solo problema i guanti. Il secondo anno che mi fregano, l'anno scorso ero riuscito a finirla anche grazia ai guanti di Gigi che, una volta ritiratosi per il freddo mi ha lasciato. I guanti Water Resistant ormai sono zuppi, mi restano un paio di guanti in pile umidicci ma caldi e delle calze usate per pochi km la mattina. Sicuramente meglio i guanti in pile, e poi? Gigi ha i copriguanti impermeabili io cosa posso usare..... sono in plastica o materiale simile i suoi, cosa posso usare........ i sacchetti che ho nello zaino che tengono asciutti i cambi, tre sono vuoti, userò i due più grossi. Ok, ma sarebbe meglio avere qualcosa per fermarli. Due elastici. Un signore davanti a me, ha due elastici appoggiati sul tavolo, chiedo se servono ancora, lui ha già capito e me li offre. Li proviamo, Gigi mi aiuta a posizionarli........., una ragazza volontaria ci chiede se vogliamo della minestra, noi ci guardiamo e diciamo di si. Poco dopo torna con due piatti fumanti. Gli elastici....... si, uno va bene ma l'altro è troppo sottile. Faccio vedere a Gigi gli elastici delle mie bacchette e dico che sarebbero perfetti, lui mi dice”ma guarda che si possono smontare” è vero, non ricordavo e senza dirgli nulla, è li con le plastiche tra i denti che cerca di smontarli senza farsi partire un incisivo superiore. Siamo pronti possiamo ripartire, è passata mezz'ora. Ci guardiamo ed entrambi decidiamo che se Lillo non si presenta alla porta entro 10 minuti, andiamo. Trangugiamo ancora qualcosa, coca cola, the caldo, cioccolato e senza dire nulla prendiamo le nostre cose, salutiamo i vicini di viaggio ed usciamo dalla tenda.

Mi viene in mente il primo tentativo dell'anno scorso quando siamo usciti e colpi da una sferzata di aria e acqua gelida siamo ritornati dentro per cambiarci. Quest'anno le cose sono un po' diverse, sappiamo cosa ci aspetta e so che avrò freddo e che per vincerlo l'unico modo è correre, sudare. Così facciamo, un piccolo tratto di discesa, un tratto in piano e poi inizia la salita che ci porterà a Col Catognè a -10°C in mezzo alla neve. Ci hanno avvisato a Trient del tempo che troveremo ma non pensavo che l'acqua a catinelle che trasformava i sentieri in torrenti si sarebbe in così poco tempo trasformata in neve. Neve, fiocchi di neve giganti, a Novara neanche a Febbraio nevica così grosso. Gli abeti hanno i rami piegati carichi di neve. Ai bordi dei sentieri ci sono più di 10 cm e nel centro il fango ha lasciato il posto alla neve schiacciata. La salita è come la precedente, nessuno o pochi osano superare. Il vento non è così forte come prima e il passamontagna che ho messo al ristoro tiene, fa un ottimo lavoro. Si arriva al colle, ad aspettarci non cè nessun ristoro ma ci dovrebbe essere un posto di controllo, si inizia a scendere, eccolo. Fantastico un gazebo in mezzo al nulla a circa 2000 metri di altezza, grandi i volontari grandi e grazie di tutti. Si riparte subito dopo la punzonatura non è segnato come ristoro ma come controllo. Si riparte per Valloncine e da li non manca più molto visto che ci hanno tagliato l'ultima salita per un D+ di circa 800 metri. La discesa sarebbe stata bella, divertente se non ci fosse stata tutta quella neve, sorpassare è difficile non ti lasciano passare e quindi si osa, fuori dal sentiero in mezzo alla neve. Siamo insieme, realizzo che quest'anno orami non ci può fermare più nessuno. Sono contento euforico non sento più nulla, i sacchetti trasparenti fanno il loro dovere, le mani sono calde. Pipistop e sistemazione di una scarpa ci fanno raggiungere da alcuni inseguitori, non ci voleva, non riusciamo a superarli il sentiero nel bosco è un fango unico e molto scosceso non ne vale la pena. La fortuna ci assiste dopo pochi minuti il singol track sbuca in una strada bianca per ritornare tra i boschi in un sentiero sempre ripido, infangato ma molto largo. Vallonice, entriamo non vado a prendere nulla da bere, Gigi del brodo che dividiamo. Prima di entrare o strappato via i due sacchetti e ritirati in tasca. Ci guardiamo non serve parlare, io cambio la frontale le pile della Petz devono essere un po' scariche. Mi rimetto il cappello alzo il cappuccio e siamo già fuori. Questa volta non ho freddo, l'euforia si fa sentire. Ormai non manca molto mal contati 14 km, cosa sono è pari al giro che faccio a casa, forse un po più lungo ma di poco. Corricchiamo, ancora salita breve ma salita. Si sale qualche centinaio di metri, la fatica non si sente solo la voglia di arrivare. Come sempre in salita si cammina, in discesa si corre e in piano si fa quello che si riesce comunque sempre al nostro massimo. A Gigi si scarica la batteria della frontale e uniamo i due fasci camminando affiancati per vedere meglio, tra poco albeggia. Piove, piove da ore ma non la sentiamo più ormai è normale e i piedi sono sempre asciutti, grande Gigi hai fatto la scelta giusta. Ultimo ristoro, e ultima punzonatura, entro tiro dritto ed esco non voglio perdere tempo, sento Gigi “Guagliumi fanculo!!!!” mi rincorre con una tazza in mano. E' contetissimo, l'abbiamo finita. Gli ultimi km sono in piano, molto monotoni e raggiungiamo Chamonix con le prime luci del mattino, un'amica di Gigi è li pronta ad immortalare il nostro arrivo mano nella mano. Ritiriamo il giubbino da finisher e andiamo dritti al ristoro, festeggiamo bevendo due birre e mangiando pane e salame. Telefono a Lillo che, con una voce da addormentato mi risponde dicendomi che si è ritirato e sta dormendo in palestra. La nostra avventura è finita, non so se riuscirò a convincere Gigi di fare una altra Ultra, non gli piacciono, per me so che non sarà cosi; mi lamento sempre prima e durante la corsa ma queste gare le assapori il giorno dopo. I ricordi e le emozioni che ti lasciano le rivivi per giorni anche il recupero è direttamente proporzionale. Recuperiamo Lillo e dopo una bella doccia andiamo a casa dell'amica di Gigi (non ricordo mai i nomi) che ci ha preparato un banchetto come colazione. La mi voglia di cibo dopo una gara è pari a zero ma mi sforzo a mangiar qualcosa. Finito torniamo subito in pulman a Curma, la macchina è dove l'ho lasciata, nessuna multa. Ora posso dire che l'avventura è finita nei migliori dei modi. SI torna a recuperare le borse alla Casa Vacanze del Cai di Cameri e sfruttando l'adrenalina ancora alta e l'euforia dei finisher si ritorna a casa.

Guagliumi Fabio
 
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Domenica 16 settembre 2012,sotto un bel sole che sembrava di essere ad inizio estate e non alla fine,si è svolta la terza edizione della Stragarbagna.

Questa non competitiva di 10 km,che Novara Che Corre organizza con la preziosa collaborazione di Comune e Proloco di Garbagna Novarese,ancora una volta non ha tradito le attese. Erano in fatti 180 gli atleti al via alle 9.00 in punto. Il percorso è tipico di quelle parti:asfalto e sterrato con passaggio obbligato attraverso le risaie che qui la fanno da padrone.

La gara è stata vinta dal giovane Luca Liccardo (35'24") dell'Atletica Bellinzago,forte triatleta e figlio del nostro amico Domenico. Al secondo posto il compagno di squadra di Luca,Davide Morani (36'01"). Sul gradino più basso del podio si è piazzato Marco Bertona (36'05") dell'Atletica Palzola.

Per le donne,dominio assoluto ed aspettato della fortissima Elisabetta Comero (39'24"),seguita da Lisa Migliorini (41'10") e dalla nostra Mara Dellavecchia (42'19").

Da segnalare come sempre la prova del nostro atleta di punta,Morignouma Camara del Mali, che ha chiuso al quinto posto assoluto e primo di categoria e di Mariella Criscione (neo sposa.....AUGURI!!!!) che ha fatto registrare un buon primo posto di categoria.

Per le classifiche assolute cliccate il link qui sotto

Un ringraziamento particolare va a Simona di Run to Me e a Vicky Franceschini dell'Associazione Dico NO alla Droga,sponsor e amici di questa manifestazione da tre anni.

Un'altra bella giornata di corsa con Novara Che Corre che è diventata a tutti gli effetti una bella realtà dello sport novarese.

Buone Corse


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Prima di cominciare il racconto della 100 km di Asolo è per me d'obbligo fare alcune premesse.

Innanzitutto ho deciso di partecipare a questa gara solamente pochi giorni prima del via e questo ha comportato un avvicinamento alla stessa molto diverso dal solito. Nessuna informazione,nessuna ricerca sul percorso. Solo alcune visite al sito che comunque riportava pochi dati.

Il 4 luglio,a due giorni dalla chiusura delle iscrizioni,ho fatto il bonifico ed il mio nome è comparso nella starting list. Subito dopo ho scoperto che questa 100 km aveva la nomea di “più dura d'Italia se non d'Europa”.

Un'altra premessa che mi sento di fare è che il mio secondo Passatore corso a fine maggio,seppur sempre duro e molto affascinante,non mi aveva impegnato più di tanto e questo aveva acceso in me la ricerca di qualcosa di più difficile. Così la mia attenzione è caduta su questa gara.

L'unica cosa certa e sicura che volevo era un accompagnatore che mi seguisse lungo tutto il percorso,non sono in grado di correre una 100 km senza assistenza. Dopo varie ricerche,avevo trovato nel mio amico Heros la persona giusta al posto giusto.

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Presa la decisione di correre questa gara spostando nuovamente il mio limite e sistemata la squadra,mi sono occupato delle logistiche più dirette soltanto pochi giorni prima del via: auto al seguito,prova dei nuovi integratori,accessori,cambi,magliette e bandiera della Via della Felicità e quant'altro potesse servire per gestire al meglio la 100 km.

Così è nata la mia “100 km di Asolo”.

Nei giorni precedenti la gara avevo “conosciuto”,tramite i social network,quelli che sarebbero diventati i miei compagni di questa avventura:Alina e Andrea.

Di Alina avevo sentito dire che era una tosta,l'avevo incrociata a qualche maratona dove faceva la pace. Mentre Andrea aveva nel suo curriculum sportivo,oltre alla prima edizione di Asolo della quale ci ha fornito parecchi aneddoti,anche la mitica Nove Colli corsa solo un paio di mesi prima.

Il 14 luglio mattina,puntuale come solo lui sa fare,alle 8 precise Heros è sotto casa mia a Milano. Scendo le scale dopo aver salutato Rada con una borsa per i cambi,una per accessori e cibo,un portascarpe e uno scatolone con i libretti della Via della Felicità da distribuire.

Partiamo alla volta di Asolo ed il viaggio passa velocemente tra musica,chiacchiere e una pausa caffè a Verona. La curiosità di Heros su queste gare estreme mi stimola a raccontargli molti aneddoti sulle mie gare. Questa è la terza 100 km che corro,quarta se contiamo il Sahara a tappe. Credo di aver capito come si affronta uno sforzo del genere:si parte pianissimo e non si guarda mai l'orologio. Solo così io riesco ad arrivare in fondo.

Arriviamo al campo da rugby di Asolo dove c'è il ritiro pettorali e dove troveremo docce,pasta party e brandine per riposare all'arrivo.

Ritiro il mio numero 65 e vengo omaggiato di un bel pacco gara,anche se non contenente ciò che era scritto sul sito. Nicola,l'organizzatore,mi dirà in seguito che lo sponsor principale non ha mantenuto fede agli accordi presi con lui e che quindi alcuni gadget sono saltati. Mi tengo lo zaino e la maglietta di cotone della gara,regalo ad Heros un paio di occhiali da sole di un altro degli sponsor della manifestazione. Se lo merita.

Alle 12 in punto,a due ore dall'inizio della gara,Nicola tiene un briefing su quello che sarà il percorso. Avrei preferito non ascoltarlo! Salita,salita e poi ancora salita...si arriva fino ai 1700 e rotti metri della cima del Monte Grappa. Poi una discesa spacca gambe di 25 km ed infine,tra l'80° ed il 90° km un'altra bella salita al 15% novità assoluta di quest'anno. Che fortunato che sono.

Alle 13,finalmente arrivano Andrea e Alina e da quel momento diventeremo una squadra. La corsa,specie quella di endurance,regala anche questo:dei perfetti sconosciuti fino ad un attimo prima che diventano un team affiatato come pochi. La sofferenza,la strada,la gloria finale uniscono più di mille bandiere.

Alle 13.30 salgo sulla navetta che ci porterà alla partenza,scortato dal fedele Heros che da quel momento sarà la mia ombra ed il mio angelo custode. Mi preparo ad affrontare questi terribili 100 km e tutto sommato sono tranquillo. Ricevo un messaggio di Rada che,da Milano,mi trasmette una assoluta serenità. E' quello che ci vuole.

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Ore 13.58:con due minuti d'anticipo inizia la sfida. Parto pianissimo,Heros corre con me i primi 500 metri fino alla macchina che era parcheggiata poco più avanti. Da quel momento affianco Alina e,come dirà lei,sarò una presenza costante ma discreta. Andrea per i primi km non lo vediamo e sarà così per tutta la prima parte di gara.

Si comincia a salire quasi subito e le pendenze non saranno delle più corribili. Seguo Alina che imposta una serie di andature al passo ogni tot minuti di corsetta leggera. Così facendo scolliniamo la prima salita,quella che porta a Monfumo. Sto bene,molto bene. I ristori sono regolari e ricchi di bevande e frutta. Heros,come per magia,appare puntuale ad ogni nostro pit-stop ed ogni volta ci regala battute e buonumore...in gare come Asolo,questo può fare la differenza.

La strada continua,ci stiamo avvicinando alla terribile salita chiamata “Salto della Capra”,capirò più tardi come mai viene chiamata così. In lontananza si sentono i tuoni del temporale che sta arrivando e che ha accompagnato tutte le mie gare del 2012.

I km passano uno dopo l'altro,si chiacchiera con Alina di gare fatte e di esperienze vissute attraverso la corsa. Lei mi racconta dei suoi triathlon e delle gare ciclistiche,io le parlo del team di campioni che ho messo insieme e che correranno per La Via della Felicità a New York.

Nel frattempo ci raggiunge anche Andrea,Heros è una presenza costante ai ristori.

Al 24° km o giù di lì inizia la salita. 

Non ho mai visto nulla di simile. 

Nei primi km si riuscirebbe anche ad alternare la corsa al passo ma,man mano che si sale,diventa difficoltoso anche solo camminare. Come se non bastasse inizia a piovere forte ed in breve tempo siamo fradici. Viste le precedenti esperienze alle 100 km,mi ero preparato “facendo il bagno” nella vaselina per evitare le vesciche e avevo pensato ad un piccolo cambio in cima alla salita. Naturalmente il nubifragio che ci ha colpito a metà dell'ascesa ha scombussolato tutti i miei piani. Nella sfiga l'unica nota positiva è Heros che,lasciata la macchina in cima al Salto della Capra,ci è corso incontro in discesa per portarci i k-way. Ha scelto il tratto di gara più duro e,appena partito,si è pure beccato una lavata memorabile. Un mito.

Comincio a chiedermi,come sempre,chi me l'ha fatto fare. E,come sempre,non riesco a dare una risposta a questa domanda. Penso che sia un modo originale di passare una notte di mezza estate. Penso.

Coperti grazie all'aiuto provvidenziale del nostro angelo custode,riprendiamo la faticosa salita e dopo poco intravediamo un ristoro nel quale,per la prima volta,trovo pane e salame. Una manna dal cielo,avevo una fame che non ne potevo più.

Dopo non so più quante ore e con un ultimo tratto con pendenze anche superiori al 20%,finalmente arriviamo al culmine del Salto della Capra. Siamo avvolti dalle nuvole e probabilmente c'è anche un filo di nebbia. E' tutto così surreale...e siamo solo al 38° km.

Arriviamo al ristoro dove c'è un capannone che fa da riparo per chi si vuole cambiare. Per la prima volta nella mia vita podistica devo cambiare pressoché tutto:cappellino,maglia e persino i pantaloncini. Decido di non cambiare calze e scarpe nonostante siano zuppe d'acqua. Purtroppo comincio a sentire il dolore tipico di chi corre molte ore:vesciche. Avevo fatto di tutto per evitarle,al mio secondo Passatore ci ero riuscito. Avevo letteralmente immerso i piedi nella vaselina. Ma la pioggia torrenziale ha rovinato tutto.

Vado avanti così perché ci aspettano alcuni km in piano e poi di nuovo salita per altri 7-8 km fino alla cima del Monte Grappa ,al 50° km. Metà gara.

Questo per me fisicamente è forse il momento peggiore. Mi sento stanco,non ne posso più di salire e comincia pure a fare freddo. Io odio il freddo quando corro. Ricordo ancora il freddo intenso al mio primo Passatore. Mi è rimasto dentro.

Andrea corre come se stesse facendo una passeggiata e anche Alina sta benone,in alcuni momenti li perdo di vista e con fatica li riprendo poco dopo. Per fortuna,dopo una serie infinita di ripidi tornanti,iniziamo a vedere dei runners con le luci frontali già posizionate in testa che stanno scendendo in direzione opposta alla nostra:siamo vicini alla vetta,loro stanno già tornando.

Dopo pochi minuti,finalmente siamo in cima al Monte Grappa.

Non si vede nulla,tutto ovattato.

C'è un rifugio all'interno del quale si trova un ristoro al caldo. C'è di tutto:pasta al ragù,pasta in bianco,minestrone,pane,formaggio,salame,prosciutto e tante altre stupende vettovaglie. Mi siedo e mangio due piatti di pasta.

Heros,eroico,mi porta la borsa e comincio a cambiarmi. Stavolta,per prima cosa,cambio calze e scarpe. Controllo:due vesciche,una abbastanza grossa. Pensavo peggio. Cambio di nuovo la maglia,ne metto una a maniche lunghe e metto uno smanicato. Fa freddo,ma non freddissimo. Poi,scendendo,sicuramente la temperatura si alzerà. Speriamo.

Saluto Heros che risale in macchina e ci aspetterà al prossimo ristoro. Riparto con Alina e Andrea. Ora ci aspettano 25 km di discesa, che in alcuni casi è peggio della salita. 

Purtroppo veniamo continuamente superati da un tizio che nella salita e anche dopo,in discesa,continua a farsi dare un passaggio in macchina dalla moglie. Prima del Grappa ci aveva detto che si sarebbe ritirato ma è ancora lì,incurante degli insulti che gli lanciamo contro. Tiene nascosto bene il pettorale,per non farcelo vedere così non riusciamo a farlo squalificare. Poveretto. Dovrebbe cambiare sport,l'ultramaratona è per uomini veri. Lui,chiunque sia,di certo non lo è.

Scendendo mi sento bene e con Alina ci mettiamo anche a cantare. E' un bel momento. Ogni 6-7 km c'è un ristoro e ad ogni ristoro c'è Heros. Chiede sempre come va,sta facendo egregiamente il suo lavoro,per fortuna c'è lui.

Al ristoro del 65° km riesco persino a prendere la linea e chiamo Rada che è già rientrata a casa a Milano. Il fatto di saperla a casa,tranquilla mi fa stare bene. Lei,che ormai sa interpretare i miei momenti durante la corsa,mi dice che ho una bella voce,che mi sente bene. In effetti è cosi,sto bene. Mancano 35 km al traguardo,sembrano pochi. Bevo anche un caffè.

Alina ha una piccola crisi,l'aspetto. Siamo d'accordo così. Stiamo fermi al ristoro per 20 minuti,ne approfitto per sedermi un po'. Nel frattempo arriva Andrea che pensavamo fosse davanti,invece ha sbagliato strada e ha allungato di 3 km la sua gara.

Ben ristorati ripartiamo,sarà solo discesa per almeno altri 10 km. Alina conta i tornanti e i km,io non ci riesco. Però scendiamo,scendiamo sempre. Ogni tanto andiamo al passo per sciogliere un po' le gambe.

Al 75° km la discesa finisce,qui la gara cambia. Lo scorso anno,mi è stato detto,da qui si prendeva la statale e la strada era in piano fino alla fine. Però era molto pericolosa per le macchine che sfrecciavano a pochi metri dai podisti.

L'organizzazione ha preferito aggiungere un tratto durissimo,togliendo quello pericoloso. Io non avevo studiato il tracciato e non sapevo cosa mi stesse aspettando. Al ristoro ci danno una cartina con gli ultimi 25 km. Heros ha sonno,gli dico di riposarsi un po'. Ci raggiungerà appena si sarà ripreso.

Riparto fiducioso ma poco dopo vedo che la strada sale ancora con pendenze impossibili. Va bene che stiamo correndo la 100 km più dura d'Europa ma ora mi sembra che si stia esagerando. Mi arrabbio,me la prendo ingiustamente con l'organizzatore e lo maledico. In realtà l'errore è mio che non ho dato un'occhiata,se non di sfuggita,all'altimetria. Inoltre Alina,che nel frattempo si è ripresa alla grande,incontra una sua amica che correrà con lei fino al traguardo. Sta benissimo e ha forze da vendere. Io fisicamente sto bene ma ho perso energie per l'arrabbiatura che,con la stanchezza,non mi passa. Con il senno di poi,mi rendo conto che la spossatezza non mi ha fatto rimanere lucido facendomi perdere forze preziose per niente. E poi si sa,nell'endurance,la testa conta tutto. Molto più delle gambe.

Alina per un po' mi aspetta,poi al ristoro dell'85° km viene da me,mi abbraccia e se ne va. All'inizio ci rimango un po' male ma mi passa subito. Lei ci tiene tantissimo a questa gara e se non tiene il suo passo rischia di saltare per aspettarmi. Non glielo avrei mai permesso.

Per una Alina che “perdo”,trovo un grandissimo Andrea. Lui,finisher della Nove Colli,mi aspetta e mi sopporta. Mi dice che,giustamente,il tracciato era quello. Che dovevo sapere che era dura. Ma lo dice con gentilezza,con la calma dei forti.

Corriamo a buon ritmo e,appena la strada sale,camminiamo. Le gambe stanno tutto sommato bene,non so quanti km mancano alla fine. Di certo non sono molti,ormai.

Gli ultimi 15 km corsi con Andrea sono una delle pagine più belle della mia storia con la corsa,magari questa gara non la correrò più ma di sicuro mi rimarrà dentro a lungo.

Heros,commovente,si ferma con la macchina ogni 2-3 km e ad ogni bivio (che è comunque ben segnato). Ha paura che dopo 13 ore di corsa,la stanchezza possa tirarci qualche brutto scherzo. Non finirò mai di ringraziare questo nuovo amico appassionato come me che mi ha accompagnato in questa avventura.

Quando davanti a noi vediamo il cartello di ingresso di Asolo non credo ai miei occhi,ce la sto facendo ancora una volta. Ci attende una salitona di 2 km ma ormai non ci ferma più nessuno. Peccato solo che ad un certo punto mi volto e vedo un'auto ferma. Poco dopo,da dietro l'angolo,spunta una ragazza che corre al triplo della nostra velocità e ci supera in scioltezza. Sono sicuro,anzi super sicuro che dietro di noi non ci fosse nessuno fino a poco prima. La solita furbetta. Fanculo a lei e a quelli come lei,io all'arco dell'arrivo ci vado con le mie gambe. Fanculo.

Finita la salita ci fermiamo al volo all'ultimo ristoro,poi ci buttiamo in discesa al buio. Bellissimo quest'ultimo pezzo nel bosco. Quando ritorniamo alle luci della città manca meno di un km alla fine. Ci supera il campione Antonio Mazzeo,chapeau. E' un onore essere superati da lui.

C'è l'ultimo rettilineo,ci siamo.

A 400 metri dall'arrivo Heros mi passa dall'auto la bandiera della Via della Felicità che quest'anno ha sventolato dappertutto,in tutte le mie gare. Abbraccio Heros e riparto per l'ultimo tratto,quello della gloria.

Batto un cinque al grande Andrea e sono onorato quando prende la bandiera per un lembo e passiamo così insieme il durissimo traguardo. Anche questa è fatta.

100 km di Asolo,la più dura d'Europa. Finita. 14 ore e 18 minuti di corsa da pazzi.

Bacio per terra,abbraccio Andrea e Alina che ci ha aspettato all'arrivo per quasi mezzora!

Abbraccio Heros e lo ringrazio per il prezioso ed insostituibile lavoro,un pezzo di gloria è anche per lui. Mi danno la medaglia,il vino(che non bevo) e il diploma di finisher.

La ragazza dell'arrivo mi dice:”bravo!”. Si,ha ragione. Siamo stati bravi davvero. Gara tostissima,aveva ragione Andrea. Il Passatore a confronto è una passeggiata.

Finalmente posso svestirmi,faccio una doccia caldissima che forse è la più bella di sempre.

Mi vesto e indosso una maglia fatta stampare per l'occasione con scritto “Only the brave”,soltanto i coraggiosi. Soltanto i coraggiosi possono fare questo,forse siamo pazzi per qualcuno. Ma mi piace sempre ricordare che “i pazzi osano dove gli angeli temono di andare”.

Mangio un piatto di pasta al ragù incredibilmente buono,saluto Andrea(e gli regalo una copia del mio libro) e Alina (che già ce l'ha) che tornano subito a casa. Io invece vado a dormire sulle brandine messe a disposizione dall'oratorio vicino all'arrivo. Butto il mio corpo stanco sopra uno di quei lettini che,ora,sembrano comodissimi. Heros si piazza di fianco a me,esattamente come ha fatto per 14 ore là fuori.

Mi addormento subito,stavolta sono molto stanco. Dopo tre ore circa ci svegliamo e torniamo a casa. Nel viaggio di ritorno si parla dell'impresa e nasce in Heros la voglia di correre una maratona o due in primavera per poi tentare l'assalto al Passatore a fine maggio. Mi ricorda me stesso di un paio di anni fa.

Arrivo a Milano a mezzogiorno e venti,sono contento. Ho concluso una gara molto difficile,ho spostato il limite un po' più in là. Il diploma,che metto in bella mostra a casa, è lì a dimostrarlo.

Là,sulle montagne venete,ho trovato tre nuovi amici con i quali ho condiviso un'esperienza unica,stupenda ed irripetibile che ci rimarrà sempre nel cuore.

Grazie Asolo,con le tue salite impensabili e le tue discese spacca gambe.

Grazie Alina,piccola grande donna. Tosta da far paura,concentratissima nel centrare l'obiettivo. Ho imparato molto da te.

Grazie Andrea,uomo della Nove Colli. Prezioso compagno di corsa e di un pezzo importante di strada. Che mi hai aspettato e hai passeggiato per 100 km.

Grazie Heros,semplicemente il migliore che potessi trovare. Presenza importantissima nella riuscita di questa nuova impresa. Sei già reclutato per le prossime.

Siamo stati tutti bravi,buone corse!

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